Referendum in Olanda: i cittadini votano contro la sorveglianza

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Il 21 marzo 2018 gli olandesi si sono opposti ad una controversa legge sulla sorveglianza di massa da parte delle agenzie di intelligence governative. Il referendum nazionale richiesto da 400.000 cittadini tramite una petizione non risulta vincolante per il governo in quanto già legge, ma il dibattito è stato molto vivace tanto che il Primo Ministro Mark Rutte si è definito disposto a tenere seriamente in considerazione il volere popolare.

Alle urne la percentuale di votanti è stata dell’89%: il 48,8% ha votato No e il 47,3% Sì.

Legge “a strascico”

La legge olandese sull’intelligence e la sicurezza (Wet op de inlichtingen- en veiligheidsdiensten, in breve Wiv) è stata approvata l’11 luglio 2017 con lo scopo di prevenire possibili attacchi o minacce terroristiche. Da qualche mese, dunque, l’AIVD (l’Agenzia di Sicurezza e Intelligence olandese) e il MIVD (il Servizio militare di intelligence) hanno la possibilità di ottenere informazioni da qualsiasi device (smartphone, computer, smart-tv), creare un database segreto di DNA al quale ogni cittadino olandese può essere aggiunto e, infine, condividere i dati dei cittadini olandesi alle intelligence di paesi stranieri senza prima filtrarli. Questo ampio raggio di poteri rende legale la raccolta di massa di informazioni dei cittadini: può consentire, ad esempio, anche di intercettare le comunicazioni di un intero quartiere se una singola persona residente è sospettata.

Amnesty International ha condannato la legge nella sua relazione annuale sul paese, sottolineando come i nuovi poteri affidati alle agenzie di sicurezza violino le leggi sui diritti umani: “A luglio è stata adottata la legge sui servizi d’intelligence e sicurezza, che ha conferito loro vasti poteri di sorveglianza, minacciando i diritti alla riservatezza, alla libertà d’espressione e alla libertà dalla discriminazione” si legge nel rapporto.

A causa delle evidenti problematiche che la legge porta con sé é stata soprannominata “Sleepwet”, unione delle parole sleepnet (strascico) e wet (legge).

Da Reddit al referendum

Cinque studenti dell’Università di Amsterdam hanno cominciato ad interessarsi alla nuova legge sulla piattaforma Reddit: la proposta che ne è emersa è stata proprio quella di raccogliere firme per indire un referendum consultivo allo scopo di portare all’attenzione dei mass media e dei cittadini le conseguenze di una legge sulla privacy di questo tipo. Dopo un primo tentativo nell’agosto del 2017, la deadline per la raccolta di 300.000 firme è stata fissata al 16 ottobre: all’inizio di ottobre il popolare talkshow olandese “Zondag met Lubachparla della pericolosità della legge per la privacy dei cittadini olandesi. Questo inaspettato endorsement porta non solo a raggiungere la quantità di firme necessarie, ma addirittura di superarle: il referendum viene dunque indetto poiché richiesto da 400.000 persone.

Bits of Freedom, movimento per la libertà di internet nei Paesi Bassi, ha spedito, nel novembre del 2017, più di 20.000 lettere cartacee ad un campione casuale di cittadini olandesi con lo scopo di favorire un voto informato in merito alla Sleepwet. Prima parte di una serie di campagne informative, le lettere hanno indirizzato i cittadini su un sito contenente alcuni video animati volti a spiegare l’intercettazione massiva, l’accesso in tempo reale, la supervisione del governo, lo scambio di informazioni con altri governi. Essere informati su ogni parte della legge offriva poi ai cittadini la possibilità di decidere se ognuna di queste fosse personalmente accettabile o meno.

La privacy all’interno della sorveglianza di massa

Come scritto da Edward Snowden in un post su Reddit del lontano 2015, non interessarsi alla violazione della propria privacy solo perché non si ha nulla da nascondere è un ragionamento profondamente antisociale. Non pensare di dover preservare un diritto soltanto perché già se ne gode significa non pensare al nostro futuro: attraverso questa legge i dati relativi a cittadini che non attentano in nessun modo alla sicurezza nazionale sono “pescati a strascico” nella rete della sorveglianza di massa.

Israel Butler, Head of Advocacy presso la Civil Liberties Union for Europe (rete europea di cui anche CILD fa parte), nel report Security Through Human Rights parla della correlazione tra privacy e democrazia: non avere diritto alla privacy significa non avere la possibilità di sviluppare e diffondere idee che si scontrano con il tradizionale pensiero di massa. La libertà di parola e la libertà di informazione sono prerequisiti per una democrazia funzionante. Proteggere il diritto alla privacy significa dunque proteggere il diritto di scegliere ed avere il controllo sulle informazioni che condividiamo di noi stessi, sulle nostre idee, opinioni, corpi. La sorveglianza di massa elimina la privacy quasi interamente, molto spesso collegandola al terrorismo.

Tuttavia, non possiamo realmente sapere quanto la sorveglianza di massa funzioni davvero nel contrastare la criminalità: due ricerche sul programma di sorveglianza della NSA affermano come le informazioni ottenute attraverso il rastrellamento della sorveglianza massiva fossero già in mano ai servizi segreti USA attraverso le tradizionali forme di indagine.

Il futuro della privacy

In questo video di Privacy International, avvocati, attivisti, ricercatori e hackers spiegano le motivazioni che sottendono la necessità di privacy per i cittadini. Un dibattito che ha inizio nelle organizzazioni non governative e che poi continua attraverso la giurisprudenza e nella tecnologia.

Il futuro della privacy si ritrova anche nel paradosso della trasparenza come elemento fondamentale della società del positivo. Quando attraverso la trasparenza possiamo testimoniare la malagestione della res publica, si ha un beneficio per tutti; quando la trasparenza incide sulla vita personale degli individui, invece, si crea asimmetria perché il Governo è più forte dei cittadini. Quanto spaventa del futuro è che chi ha la possibilità di controllare la nostra privacy ora potrà farlo anche in futuro e, pensando a come la nostra percezione della privacy è cambiata nel mondo digitale, forse sarà sempre più difficile rendersene conto.

 

Foto: Minister-President Rutte / Flickr (CC BY 2.0)