Proactiva Open Arms: “salvare vite non può essere reato”

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La nave Open Arms, dell’organizzazione spagnola Proactiva, si trova sotto sequestro nel porto di Pozzallo, dove era riuscita a sbarcare sabato mattina. Indagini sono state aperte contro il fondatore di ProActiva Oscar Camps, il Comandante della nave Marc Reig Creus e la Capo Missione dell’organizzazione Anabel Montes. Il reato ipotizzato dalla Procura di Catania è quello di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina.

A seguito del sequestro il Presidente della nostra Coalizione, Patrizio Gonnella, è intervenuto sulla questione.

“Se i contenuti dell’ordinanza di sequestro – ha dichiarato – sono quelli emersi in queste ore, non possiamo che essere preoccupati per il fatto di trovarci dinanzi ad un reato di solidarietà. L’accusa contro l’organizzazione spagnola, a quanto abbiamo appreso, sarebbe infatti quella di aver salvato vite umane in mare e non aver riconsegnate i circa 200 migranti, fra cui donne e bambini – anche molto piccoli e in alcuni casi in gravi condizioni di salute – alla guardia costiera libica, paese quest’ultimo dove violenze e torture contro queste persone sono ampiamente documentate e riconosciute, anche dalla Corte di Assise di Milano con una sentenza dell’ottobre scorso. Dalla Libia veniva anche il migrante di 22 anni morto di fame poco dopo lo sbarco a Pozzallo. Anche in questo caso in suo soccorso era arrivata la nave di Pro Activa Open Arms, purtroppo non in tempo per salvare questa vita”.

Quello che auspichiamo è che in sede di convalida dei provvedimenti il Giudice per le Indagini Preliminari evidenzi gli eccessi di questi atti e riconosca il loro valore umano e la causa di giustificazione dietro all’operato dell’organizzazione spagnolo, prosciogliendo da ogni accusa gli indagati e dissequestrando la nave affinché l’intero equipaggio possa tornare nel Mediterraneo a salvare vite, un compito di cui dovrebbero farsi carico gli Stati.

Consegnateci i migranti

L’odissea della nave spagnola era iniziata due giorni prima dell’arrivo a Pozzallo quando, dopo segnalazione del Centro Nazionale di Coordinamento della Guardia Costiera italiana, aveva risposto alla richiesta di soccorso lanciato da un gommone a largo della Libia salvando 218 migranti.

È proprio mentre i volontari stanno portando a termine le operazioni di salvataggio che un pattugliatore della marina libica si era interposta tra loro e i migranti, impedendo di portare a termine il soccorso e chiedendo di consegnare le donne e i bambini appena salvati. Nel frattempo dal Centro Nazionale di Coordinamento della Guardia Costiera avevano fatto sapere che il controllo delle operazioni doveva passare ai libici.

Un video ricostruisce quei momenti concitati: “Tre minuti. Vi do un ultimatum di tre minuti per venire qui. Se non ci consegnate i negri li ammazzo”.

Al rifiuto degli attivisti si sono susseguite minacce di aprire il fuoco e l’inseguimento della motovedetta libica. La nave inizia così a navigare lentamente verso nord attendendo di ricevere indicazioni su dove sbarcare. La nave Open Arms attua un primo trasbordo verso Malta di una madre con la propria figlia neonata in gravissime condizioni di salute e infine – dopo ore di stallo e solo dopo una richiesta formale del governo spagnolo a quello italiano – riceve il permesso di attraccare a Pozzallo dove è stata posta sotto sequestro.