Caso Maldonado. Ecco cosa dice il governo italiano
Il primo agosto dello scorso anno il giovane attivista argentino Santiago Maldonado era scomparso mentre prendeva parte alla protesta della comunità Mapuche “Pu Lof en Resistencia” di Cushamen, località del sud del Paese al confine con il Cile, avvenuta su terre di proprietà della “Compañia de Tierras Sud Argentino Sa” facente parte del Gruppo Benetton. Il suo corpo senza vita era stato ritrovato 78 giorni dopo, il 17 ottobre, nel Rio Chobut.
Sia in Argentina che in altre parti del mondo, forte era stata la mobilitazione per questo caso di ‘desaparición’. Forte è ora invece la richiesta di verità e di individuazione dei colpevoli.
Nell’immediatezza del ritrovamento del corpo del giovane attivista la nostra Coalizione aveva scritto una lettera aperta all’AD di Benetton Tommaso Brusò, affinché il gruppo prendesse pubblicamente posizione nella richiesta di verità e giustizia per la sorte di Santiago Maldonado, nonché per richiedere di aprire un dialogo con la popolazione indigena Mapuche, affinché il loro diritto alla terra fosse pienamente rispettato.
Da questa iniziativa era nata anche un’interrogazione parlamentare presentata dall’On. Giulio Marcon (di Sinistra Italiana), nella quale si chiedeva al Viceministro Giro:
“Quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché, con il coinvolgimento del Gruppo Benetton, si contribuisca ad accertare la verità e le responsabilità della morte in Argentina di Santiago Maldonado e a risolvere la questione indigena dei Mapuche”
Il 21 dicembre scorso, il Viceministro degli affari esteri Mario Giro ha risposto all’interrogazione scritta dell’On. Giulio Marcon relativa alla sparizione e alla morte del giovane attivista.
La risposta del Viceministro
Il Viceministro Giro riepiloga la vicenda, a partire all’acquisto delle terre avvenute nel 1991 da parte del gruppo Benetton e di come più volte si sia cercato in passato “di trovare una soluzione di compromesso tra il diritto alla proprietà della Benetton e le legittime rivendicazioni della comunità Mapuche”. Tuttavia, un accordo non è mai stato trovato e scrive l’On. Giro “nel 2004 è fallita una proposta di mediazione, promossa dall’Ambasciata argentina a Roma, di donazione di 7.500 ettari di terreno ai Mapuche da parte del gruppo Benetton […]”.
Il Viceministro ricorda come dal 2005 si sia intensificata la protesta di gruppi Mapuche più radicali, e di come nell’ottobre scorso a seguito di una manifestazione in solidarietà con Santiago Maldonato, sia stata attaccata l’Ambasciata argentina in Cile:
“[…] L’evento si inserisce nelle rivendicazioni da parte delle numerose comunità indigene presenti nel vasto territorio argentino alla proprietà e al possesso delle loro terre ancestrali, diritto riconosciuto ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione nazionale, come modificato nel 1994. Si tratta di una questione che si trascina da diversi anni, in merito alla quale il Governo argentino ha assunto l’impegno di procedere, nel più breve tempo possibile, ai rilievi necessari per determinare la proprietà di tali terre. Di recente poi, il Parlamento ha rinnovato all’umanità, per altri quattro anni fino al 2021, una legge del 2006 che consente alle comunità indigene di restare nelle aree occupate, in attesa della definizione dei loro reclami circa le terre agli stessi spettanti.”
Nella risposta all’interrogazione il Viceministro evidenzia come il ministero degli Esteri segua con attenzione la vicenda Maldonado sin dal suo inizio “L’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires – si legge – ha riferito puntualmente sugli sviluppi della vicenda, in stretto coordinamento con i colleghi UE ed in contatto con le organizzazioni dei diritti umani. […]” .
“[…] Il Ministro Alfano ha inoltre sollevato il tema della sparizione di Santiago Maldonato con l’omologo argentino Jorge Faurie, nell’incontro bilaterale a margine della UNGA lo scorso settembre. Il Governo italiano continuerà a seguire con estrema attenzione gli sviluppi del caso, nel pieno rispetto dell’azione della magistratura argentina e della sua indipendenza, nell’auspicio che venga fatta piena luce sulla tragica vicenda di Santiago Maldonado.”
La risposta del Viceministro si conclude poi così: “ […] il Governo italiano nutre l’auspicio che possa trovare soluzione la questione relativa alle rivendicazioni delle comunità indigene sulle loro terre ancestrali, nell’alveo della cornice costituzionale dell’Argentina, coerentemente con i rimedi predisposti dal diritto interno di tale Stato, in maniera pacifica e secondo un meccanismo di dialogo e concertazione tra le parti.”
Qui la versione integrale della risposta.
La vicenda
Il 17 ottobre scorso, il corpo senza vita del giovane attivista Santiago Maldonado, veniva rinvenuto riverso nel Rio Chobut. Erano passati 78 giorni dalla sua scomparsa.
Il ritrovamento del corpo di Maldonado porta con sé molti dubbi. Il giovane attivista sarebbe affogato in un fiume che nei giorni della protesta vedeva la sua portata ridotta dalla magra. Il suo corpo inoltre, è stato rinvenuto 300 metri controcorrente rispetto al punto in cui era scomparso, in un luogo già ispezionato più di una volta da centinaia di uomini e alcuni testimoni lo avrebbero visto essere portato via dalla Gendarmeria.
Il caso della “desaparición” di Maldonado – termine ribadito tra l’altro dal Comitato delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate – ha ricevuto un’enorme risonanza mediatica in Argentina. Nel Paese, dove il ricordo dei tanti casi di tortura e di sparizioni forzate della dittatura sono ancora vivi, la morte di Santiago Maldonado è divenuta tema centrale del dibattito politico, entrando prepotentemente nella campagna elettorale per le elezioni di medio termine del passato 22 ottobre.
Le richieste delle comunità Mapuche
I Mapuche sono una popolazione indigena originaria del Cile centrale e meridionale e del sud dell’Argentina.
Le comunità Mapuche protestano da anni – le ultime azioni si sono verificate in occasione della visita del Papa in Cile di questi giorni – contro l’appropriazione della loro terra ancestrale da parte dei colonizzatori prima e di gruppi di privati poi, e chiedono di vedere rispettato il diritto a vivere nei loro territori originari. Diritto che gli è riconosciuto dall’articolo 75 della Costituzione Argentina così come modificato nel 1994.
In questo contesto va inserita anche la protesta che ha avuto luogo nella comunità di “Pu Lof en Resistencia” di Cushamen il primo agosto scorso – giorno della scomparsa di Maldonado – in terre amministrate dalla “Compañia de Tierras Sud Argentino Sa” facente parte del Gruppo Benetton, che le aveva acquistate dallo Stato nel 1991.