Immigrazione: i CIE hanno fallito

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Si fa un gran discutere del piano del nuovo ministro dell’Interno Marco Minniti per gestire il fenomeno dell’immigrazione irregolare.

Una proposta inquietante a base di retate, espulsioni e detenzione amministrativa nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE). Arrivando al punto di prospettare la riapertura di tali strutture – che, istituite dalla legge Turco-Napolitano del 1998 (allora si chiamavano Centri di Permanenza Temporanea), erano originariamente 15, contro le attuali 4 (a Brindisi, Caltanissetta, Roma e Torino) – su tutto il territorio italiano.

“Il dibattito sulla riapertura di un Centro di Identificazione ed Espulsione per regione è surreale. Non tiene conto del loro fallimento storico certificato da rapporti istituzionali, nonché da numeri e sentenze” dichiara Patrizio Gonnella, presidente della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD).
“Nel 2007 – prosegue Gonnella – ci fu un rapporto governativo redatto da una commissione presieduta dal diplomatico Staffan de Mistura che ne certificava indegnità e ineffettività. Il tutto confermato nel 2014 dal rapporto della Commissione per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato. Allora i CIE erano ben 13, quasi uno per regione, ed il tasso di espulsioni dopo la detenzione dell’immigrato irregolare per periodi anche lunghi era inferiore al 50%”.

“Dunque – sostiene ancora il presidente di CILD – gli immigrati erano trattenuti spesso senza alcun legame con l’espulsione successiva che dipende solo dagli accordi con i paesi di provenienza”.

I rapporti dell’organizzazione Medici per i Diritti Umani e dell’Università di Bari, nonché le denunce della campagna Lasciatecientrare, mostrano quanto i CIE fossero luogo di sistematica violazione dei diritti umani e di affare per società senza scrupolo.

Recentemente la Corte Europea dei Diritti Umani nella sentenza Khlaifia e altri contro Italia ha dichiarato inaccettabile la reclusione nel centro di Lampedusa perché priva di controllo giurisdizionale adeguato.

“Per tali ragioni – conclude Patrizio Gonnella –  siamo controri alla apertura di nuovi Centri di Identificazione ed Espulsione, così come alle proposte di espulsioni veloci che mettono a rischio i diritti umani dei migranti ed invece sosteniamo progetti di rimpatrio volontario come richiesto da una direttiva UE del 2008“.

Foto di copertina: il CIE di Ponte Galeria – via Medici per i diritti umani.