Dei diritti e delle pene (di morte): il nuovo rapporto di Nessuno Tocchi Caino

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Nessuno tocchi Caino“, organizzazione di stampo radicale da anni impegnata nel contrasto della pratica della pena di morte del mondo, ha presentato il nuovo rapporto 2016, accompagnandolo con un cauto ottimismo rispetto ai dati degli anni precedenti.

I numeri

Vari sono i dati emersi: uno fra tutti, il fatto che, rispetto all’anno precedente, i Paesi che la praticano sono passati da 37 a 38.

Il primato del numero di esecuzioni capitali va al continente asiatico, dove ben 12 Paesi la utilizzano ancora come pratica comune. Ben il 98% delle esecuzioni sono infatti state registrate in questa porzione di mondo con la Cina in testa, con oltre 1200 esecuzioni nella prima metà del 2016, dato che, comunque, rispecchia quello del 2015, anno in cui nello stesso Paese, sono state eseguite 2400 persone. Il dato cinese risulta allarmante se si considera che, dall’inizio del 2016, sono state 1.685 le condanne a morte irrogate ed eseguite nei 17 Paesi che ancora la praticano.

Al secondo posto troviamo l’Iran, con 209 esecuzioni, a fronte delle 970 circa del 2015, mentre al terzo posto c’è l’Arabia Saudita con 95 esecuzioni.

I paesi che uccidono – Amnesty International

I dati del 2015 riportano 4040 esecuzioni, quelle del 2014 sono invece 3.576. Un aumento che, secondo il rapporto, sarebbe conseguente a quello delle esecuzioni in Iran, Pakistan e  Arabia Saudita.

Il nesso apparente tra queste cifre sembra essere quello che lega l’uso di questa pratica alla lotta al terrorismo e al narcotraffico.  Nel corso del 2015 sono state almeno 100 le condanne eseguite per reati di stampo terroristico in 12 paesi, tra cui Iraq, Iran, Cina, Somalia, Bangladesh. 713, invece,  sono quelle eseguite per reati di droga, di cui il 65% in Iran.
Sembra da questi dati che, la lotta al terrorismo, in qualche modo stia dando modo a regimi notoriamente poco democratici di giustificare ulteriori svolte repressive sui propri popoli.

Abolizionisti

Fortunatamente i Paesi che hanno deciso di rinunciare alla pena di morte sono molti di più di quelli che ancora la praticano, anche se c’è ancora molto da fare: parliamo infatti 104 i paesi completamente abolizionisti, 160 sono i Paesi che non la praticano, 6 quelli abolizionisti per reati meno gravi e 6 quelli che attuano una moratoria. Ci sono inoltre 44 Paesi abolizionisti di fatto che non eseguono condanne da oltre 10 anni o che si sono impegnati a livello internazionale ad abolire la pena di morte.
In Europa, la pena di morte è abolita ovunque, eccezion fatta per la Bielorussia che ancora la pratica e per la Russia che, tuttavia, pur avendola formalmente nel proprio codice penale, ha aderito alla moratoria e di fatto non la pratica.

Paesi abolizionisti e paesi che uccidono: mappa e numeri di Amnesty International
Paesi abolizionisti e paesi che uccidono: mappa e numeri di Amnesty International

La questione turca

Una delle preoccupazioni principali rimane la Turchia. A seguito del fallito golpe militare, nel Paese si è registrata una stretta repressiva senza precedenti che porterà, molto probabilmente, alla reintroduzione della pratica che, come ricorda il rapporto, era stata eliminata dalla Costituzione dal 2004.

La pena di morte mascherata

Non solo esecuzioni capitali: “Nessuno tocchi Caino” monitora da anni anche le condizioni detentive dei detenuti comuni. “Una pena di morte mascherata”, è così che viene definito il cosiddetto “carcere ostativo” 1quello cioè applicato a detenuti considerati nel nostro ordinamento così pericolosi da “meritare” un regime carcerario tra i più duri, quello legato all’applicazione del 41-bis, destinato solamente a reati di stampo mafioso o terroristico, e che impedisce in buona sostanza l’accesso, per questa tipologia di detenuti, a qualsiasi forma di riduzione della pena o di misura alternativa.

Più diritti e meno pena di morte

Si può dire che il messaggio sotteso nel rapporto sia un messaggio che invita gli Stati a mantenere la calma davanti alle sfide e alle minacce che incombono sulla sicurezza dei cittadini, ricordando sempre i principi democratici su cui la nostra società si fonda.

Omaggio a Pannella

Come di consueto anche quest’anno la presentazione si è conclusa con l’assegnazione del premio “Abolizionista dell’anno” che però, stavolta, è stato dedicato a Marco Pannella, storico fondatore del Partito Radicale da sempre impegnato nella lotta alla pena di morte e al contrasto delle ingiustizie sociali per la promozione delle libertà civili. Per questa occasione il premio è stato rinominato “Abolizionista del secolo”, in omaggio a Pannella, scomparso nel maggio 2016.

 

Approfondimento a cura di Luana Ruscitti.