USA, primo matrimonio gay in centro di detenzione per migranti – e in Italia?

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Tom e Guillermo, una storia d’amore e libertà

Tom Swann and Guillermo Hernandez sono i primi due immigrati dello stesso sesso a sposarsi in un centro di detenzione per immigrati irregolari negli Stati Uniti d’America.

I due uomini – entrambi residenti a Palm Cliffs, in California (il primo è cittadino americano; il secondo è messicano con problemi con il permesso di soggiorno) –  si erano conosciuti e innamorati nella primavera del 2015,  ed avevano poi deciso di sposarsi già nel dicembre dello stesso anno.

Solo tre giorni dopo il fidanzamento ufficiale, però, Guillermo – di origine messicana – è stato arrestato da agenti dell’immigrazione e ristretto nel centro di detenzione per migranti di Calexico (al confine tra California e Messico). La coppia ha deciso di coronare comunque il proprio sogno d’amore e celebrare il proprio matrimonio… nella cappella del centro detentivo – Tom con indosso un completo elegante e Guillermo, invece, nella “caratteristica” tuta arancione da carcerato americano.

La speranza dei due uomini è che il matrimonio possa aiutare Guillermo a ottenere la cittadinanza americana. Anche perché Tom è gravemente malato (AIDS, disturbo dello stress post-traumatico e disordine bipolare) e ha davvero bisogno dell’assistenza di suo marito.

Una lezione da imparare

In ogni caso, come sottolineato da Rete Lenford – Avvocatura per i diritti gay, questa “notizia è lo spunto per ricordare come nelle democrazie moderne, il diritto a contrarre matrimonio sia ricompreso nel novero dei diritti fondamentali ed inalienabili dell’individuo ed il cui esercizio non può essere limitato dallo Stato per nessuna ragione, nemmeno agli stranieri e nemmeno in caso di detenzione”.

In altre parole, la storia di Tom e Guillermo ci offre un altro spunto di riflessione sulla tanto evidente violazione dei diritti dei cittadini omosessuali che ha luogo in Italia, dove il legislatore si ostina nel non riconoscere il‪#‎MatrimonioEgualitario‬. Una situazione a cui ci auguriamo che il legislatore o la magistratura pongano presto fine.