The 19 Million Project: ecco i vincitori!
Venerdì scorso anche The 19 Million Project è arrivato a conclusione, anche se, nelle nostre intenzioni, forse questa non è proprio la parola giusta: come parte di un percorso appena iniziato, la coalizione di giornalisti, attivisti per i diritti umani, designer, sviluppatori e ricercatori accademici ha però portato a termine le due settimane di ricerca e sviluppo di progetti di giornalismo e storytelling capaci di affrontare in maniera nuova ed efficace la crisi dei rifugiati. Un progetto non facile, ne eravamo consapevoli, ma certamente un esempio di come diverse lingue e diversi linguaggi possano mettersi al lavoro insieme, dando luogo a risultati sorprendenti, quando gli obiettivi sono condivisi.
E così, nel corso della serata del Premio CILD per le Libertà Civili al lavoro svolto è stato riservato uno spazio speciale, con un momento interamente dedicato al progetto vincitore, quello che più di altri ha convinto per originalità, efficacia e potenzialità narrative.
La giuria, composta da Evangeline de Bourgoing (Global Editors Network), Elisabetta Tola (Google News Lab), Vicki Hammarstedt (Berkeley Advanced Media Institute), Mariana Santos e Jane Spencer (Fusion) e il regista indipendente Michael Berkman ha dunque assegnato il premio ufficialmente chiamato The 19 Million Project Media Innovation Award.
Il progetto vincitore, Ultimum Refugium, è nato da una collaborazione tra l’architetto sudafricano Nadia Tromp e la regista costaricana Elda Brizuela. Le due ideatrici lo descrivono come una sorta di “un museo vivente”, interattivo, che di volta in volta potrà essere arricchito e cambierà forma grazie a installazioni non per forza ‘fisiche’, ma narrative: saranno le storie a riempire le pareti di questo museo, dando vita a una sorta di storytelling esperienziale relative alla crisi dei rifugiati.
Questa costruzione temporanea è pensata per viaggiare di città in città ed occupare spazi pubblici urbani nelle zone colpite dalla crisi. Ultimum Refugium è molto ambizioso: nasce con l’idea di ‘disturbare’ lo scenario urbano, mettersi di traverso nella linearità dei percorsi conosciuti e abitudinari. Perché sì, prima che le storie dei migranti diventino anche nostre, prima che riusciamo davvero a comprendere come il racconto di come siamo dipende anche da come interagiamo con loro, ci vuole qualcosa d’impatto. E il museo vuole appunto questo: attirare l’attenzione dei passanti e invitarli a sperimentare concretamente, in maniera completamente nuova – tramite video digitali, storie interattive ed esperienze di realtà virtuale – un’emergenza che è di tutti.
“Abbiamo deciso di premiare questo progetto perché propone una maniera completamente nuova di interazione tra il pubblico e le informazioni” ha spiegato Mariana Santos, fondatrice di The 19 Million Project. “Un museo itinerante porterebbe le notizie e lo storytelling giornalistico oltre i confini di giornali, siti web e social media, mettendoli al centro dello spazio pubblico urbano. È un’idea davvero originale, capace di porre e mantenere la crisi migratoria del Mediterraneo al centro dell’agenda globale.”
Una vittoria condivisa
I giudici non se la sono sentita di riconoscere il valore di un solo progetto, e hanno voluto dare un riconoscimento anche ad altri due gruppi, che collaboreranno insieme a Nadia ed Elda allo sviluppo di Ultimum Refugium.
Il secondo classificato, dunque, è Migrant’s Voice, la cui idea è quella di creare “video-kiosks” in spazi pubblici come le università e fermate degli autobus: i suoi creatori spiegano che nasce dalle opinioni dei cittadini italiani raccolte per strada, molte dei quali hanno manifestato difficoltà a provare empatia verso la crisi dei rifugiati, dopo mesi di bombardamento mediatico e costante aggiornamento dei numeri del disastro.
L’idea dietro i “video-kiosks” è proprio quella di sostituire le fredde statistiche con le facce che, troppo a lungo, sono rimaste nascoste dietro i numeri, proponendo un catalogo di video digitali in cui i rifugiati raccontano le proprie storie. “La piattaforma sarà come un microfono aperto”, ha scritto il team creatore, che include Stella Bin, Anna Cordioli, Marco Giannini, Melissa García, e i due fratelli Alexandra e Andrés Lizcano Rodriguez.
Infine un terzo progetto, Moving Voices, che si pone più come risorsa: propone infatti l’istituzione di un programma di incontro e “mentorship” tra rifugiati, migranti che hanno iniziato le loro nuove vite e giornalisti, e “ambisce a creare un impatto reale sulla crisi migratoria europea, riconoscendo ai migranti il diritto di raccontare le proprie storie con la propria voce e le proprie parole – in maniera diretta, non-filtrata e reale”.
I creatori sono Roberto Acuña, José Nogueira, Mayra Báez Jimeno, Damiano Usala, Andrés Snitcofsky, Ulysses De La Torre, Chloe Anna Harman and Teresita Goyeneche P.
Tra gli altri progetti in competizione erano incluse anche una game-experience per smartphone basato sul viaggio di un rifugiato “immaginario” che viaggia dalla Siria alla Germania, uno strumento di localizzazione pensato per rendere più sicuro il viaggio dei minori non-accompagnati e una piattaforma di informazione specificatamente pensata per fornire ai rifugiati informazioni affidabili. Tutti i team che hanno partecipato alla competizione del The 19 Million Project saranno invitati a contribuire alle mostre e alle installazioni che troveranno spazio in Ultimum Refugium.
I tre team vincitori si divideranno il premio di 5000 dollari – da utilizzare per le spese relative al progetto – e, soprattutto, un membro di ognuna delle squadra vincitrici parteciperà come ospite di Global Editors Network (GEN) alla Vienna Hackathon che si terrà durante il GEN Summit nel giugno 2016 e che raccoglierà 15 gruppi vincitori di altrettante competizioni regionali organizzate da GEN tra settembre 2015 e maggio 2016.
Di certo il progetto più grande, quello più importante di tutti, va ribadito, è stato quello di mettere insieme, per due settimane , più di 150 persone, rappresentanti di 75 organizzazioni e 27 paesi del mondo – tra cui giornalisti di AJ+, BBC, Sunday Times of South Africa, New York Magazine, Financial Times, Vice Media, The Marshall Project, NPR, Clarín Newspaper, Perfil Newspaper, The Observer e Chilevisión. E, secondo noi, è solo l’inizio.
The 19 Million Project è stato originariamente concepito da Mariana Santos, Direttore Interattivo alla Fusion nonché fondatrice di Chicas Poderosas, una organizzazione non-profit dedita alla formazione di giovani donne come giornaliste digitali, insieme a Giulio Frigieri, Direttore Creativo della CILD.