Hacking Team: la CILD chiede chiarimenti al Governo italiano

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Se ne sta parlando in tutto il mondo: un attacco informatico ha rivelato che la società italiana Hacking Team avrebbe venduto tecnologia per la sorveglianza a regimi repressivi.

Come Coalizione per le Libertà e i Diritti Civili speriamo che il governo italiano dia delle risposta in merito ed esprimiamo grande preoccupazione: queste tecnologie vengono infatti spesso usate per sorvegliare attivisti o giornalisti che si occupano di diritti umani.

Hacking Team su La Stampa. Foto: Carola Frediani
Da La Stampa di oggi (Foto: Carola Frediani/Facebook)

Proprio ieri abbiamo spedito al Ministero degli Esteri e a quello dello Sviluppo Economico alcune richieste di chiarimento sula posizione di Hacking Team rispetto alla esportazione di alcuni dei loro software e sui criteri di valutazione sulle licenze di esportazione (se ne parla anche in questo articolo su La Stampa di oggi).

Si tratta, però – lo precisiamo – di una pura coincidenza temporale: le stesse domande erano state poste più di un anno fa da Privacy International (nostri partner) agli stessi interlocutori, senza risposta. Le abbiamo riproposte, con il supporto del capitolo italiano di Transparency International, e – a maggior ragione, alla luce di queste rivelazioni – speriamo di ricevere risposte chiare ed esaurienti.

Queste le domande che abbiamo inviato:

  • Può confermarci che l’Italia ha implementato il Regolamento Delegato 1382/2014 della Commissione e che quindi richiede agli esportatori che ricadono nella categoria 4A005 “Sistemi, apparecchiature, e loro componenti, appositamente progettati o modificati per la generazione, il funzionamento, la consegna di, o la comunicazione con il “software di intrusione” di richiedere una licenza per l’esportazione?
  • Può confermarci che il “Remote Control System” venduto da “Hacking Team’ of Via della Moscova n. 13 20121, Milan, ora richiede un’autorizzazione per l’esportazione, come da comunicato pubblicato sul sito web di Hacking Team?
  • In tal caso, può confermarci che l’esportazione del “Remote Control System” richiede una licenza individuale per ogni nuovo utente / cliente?
  • In caso affermativo, questo requisito si applica esclusivamente per le esportazioni a partire dal 1/01/2015?
  • Quali criteri sono utilizzati per valutare le esportazioni che ricadono nella categoria 4A005 e il ‘Remote Control System’?
  • In che modo viene interpretato dall’Italia l’Articolo 6 del Council Common Position 2008/944/CFSP sull’esportazione di armi che afferma che un criterio comune si applica agli Stati Membri “in respect of dual-use goods and technology as specified in Annex I to Regulation (EC) No 1334/2000 where there are serious grounds for believing that the end-user of such goods and technology will be the armed forces or internal security forces or similar entities in the recipient country”?

Vi aggiorneremo sugli sviluppi.

Per ulteriori informazioni, contattateci qui.

 

[Nota: il post è stato aggiornato includendo il testo delle domande]

[Mappa: Corriere della Sera. Fonte: Lucio Fontana/Twitter]