La Camera istituisce Commissione d’inchiesta sui CIE
Ieri la Camera dei Deputati ha approvato l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sui CIE, i Centri di Identificazione ed Espulsione*.
Tra gli obiettivi, si legge, “si segnalano l’accertamento delle condizioni di permanenza dei migranti e della efficienza delle strutture nonché di eventuali condotte illegali e atti lesivi dei diritti fondamentali e della dignità umana, la verifica delle procedure per l’affidamento della gestione dei centri, la valutazione dell’operato delle autorità preposte al controllo dei centri e la corretta tenuta dei registri di presenza unitamente ad una valutazione circa la sostenibilità del sistema sotto il profilo economico anche riguardo a possibili, nuove soluzioni normative per la gestione della questione immigrazione.”
Nelle parole del nostro Presidente Patrizio Gonnella:
L’internamento di persone che non hanno altra colpa se non quella di essere immigrate è di per sé un obbrobrio giuridico. Se poi le si detiene non rispettando la loro dignità diventa un atto insopportabile per una democrazia. Per questo ben venga la commissione di inchiesta istituita dalla Camera.
Ci auguriamo che indaghi sulle biografie, verifichi se vi sono recluse persone che non dovrebbero esserci, sugli abusi e sui maltrattamenti. Noi che li abbiamo visitati siamo disponibili a collaborare nella speranza che si rendano pubbliche tutte le informazioni e che i luoghi siano sempre più trasparenti.
Nei giorni dell’assedio a Tor Sapienza questa è una buona notizia. Vuol dire che vi è coscienza che Cie e Cara sono i posti della disumanità.
La legge europea 2013-bis (in Italia attuata attraverso la Legge n. 161 del 2014) ha ridotto a 90 giorni il periodo massimo di trattenimento dello straniero nei CIE.
Come CILD speriamo che questo sia il primo passo per ridare dignità alle persone che arrivano nel nostro Paese – e segnaliamo il fondamentale ruolo della campagna LasciateCIEntrare, guidata dalla nostra vicepresidente Gabriella Guido.
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*Qualche informazione sui CIE
Dal sito della Camera:
In Italia vi sono diverse tipologie di centri destinati all’accoglienza e al trattenimento di immigrati, riconducibili sostanzialmente a tre tipi di strutture:
- Centri di identificazione ed espulsione (CIE)
- Centri di accoglienza (CDA)
- Centri di accoglienza per Richiedenti asilo (CARA)
I Centri di identificazione ed espulsione (CIE), ex Centri di permanenza temporanea ed assistenza (CPTA), sono luoghi di trattenimento del cittadino straniero in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione disciplinati dall’art. 14 del testo unico in materia di immigrazione (D.Lgs. 286/1998).
I motivi di possibile trattenimento, che deve essere convalidato dall’autorità giudiziaria, sono i seguenti: perché occorre procedere al soccorso dello straniero, ad accertamenti supplementari in ordine alla sua identità o nazionalità, ovvero all’acquisizione di documenti per il viaggio, ovvero a giudizio di convalida, ovvero per l’indisponibilità di vettore o altro mezzo di trasporto idoneo.
Dal sito della campagna LasciateCIEntrare:
I Centri di Identificazione ed Espulsione sono spazi destinati alla detenzione amministrativa. Il loro acronimo, CIE oggi evoca in realtà dei luoghi di privazione della libertà personale riservati a cittadini non provenienti dai paesi U.E. risultati, al controllo delle forze dell’ordine, presenti irregolarmente.
Sono cittadini che restano in attesa di essere rimpatriati pur non avendo commesso alcun reato penale che ne permetta la custodia e questo avviene in gran parte dei paesi della Comunità.
La detenzione amministrativa ha una storia lunga in Europa: il “trattato di Schengen” (che nasce nel 1985 ma a cui l’Italia aderisce in fasi successive) segna una modifica strutturale di questa storia, permettendo la libera circolazione dei cittadini degli Stati membri. I paesi firmatari sono però obbligati a definire strumenti per identificare chi non gode di tali caratteristiche.
Negli anni aumenta prima il numero di centri e poi con le modifiche introdotte con la Legge Bossi – Fini raddoppia il tempo massimo di detenzione che diviene di 60 giorni. I centri non diventano per questo “più efficienti” nel provvedere ai rimpatri dei destinatari di decreti di espulsione, anzi c’è un calo mentre aumentano le denunce per violazioni dei diritti umani ai danni dei migranti.
I CIE oggi funzionanti sono per la maggior parte dislocati in aree periferiche rispetto alle città, opprimente la presenza di sbarre e di strumenti di controllo, critica la situazione socio sanitaria, frequenti le denunce di abusi e di violenze subite.