Generazione Snowden
6 aprile 2015.
A New York è notte fonda quando, nel Brooklyn’s Fort Greene Park, compare un busto in bronzo di Edward Snowden.
Entro le tre del pomeriggio la scultura viene rimossa dalla polizia forestale newyorkese.
La notte successiva viene prontamente sostituita con la sua proiezione olografica la notte stessa.
Il messaggio e la poco implicita sfida alle autorità è chiaro: Edward Snowden è una realtà, con tutto quello che le sue rivelazioni rappresentano.
E una realtà largamente apprezzata, tra l’altro, spiegano dall’American Civil Liberties Union: a fine febbraio la più importante organizzazione americana per i diritti civili (che difende Snowden sul piano legale) ha intervistato di persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni, provenienti da Australia, Canada, Nuova Zelanda, US e paesi dell’Europa mediterranea e continentale per raccogliere opinioni sul whistleblower e sulle sue rivelazioni.
I dati ricavati sono incredibilmente positivi: da un 86% di consensi positivi in Europa ad un 56% statunitense decisamente favorevole – un risultato molto rilevante, considerato che proprio negli USA Snowden è stato accusato di spionaggio e bollato come traditore.
Così, se da una parte in paesi come il Canada, la Francia, Olanda e Australia vengono implementati nuovi protocolli simili al Patriot Act (la legge antiterrorismo creata all’indomani dell 11 settembre), dall’altra le percentuali rivelano che la generazione digitale va sempre più incontro alla sfiducia nella sorveglianza, per trovare un ideale nella libera informazione.
L’idea di Internet che va definendosi tra le nuove generazioni è quella di un luogo privo di inferenze governative, in cui sentirsi liberi di scambiare opinioni.
Di conseguenza, nel prendere atto della politica di spionaggio e segretezza da parte di agenzie di sicurezza nazionale come l’americana NSA e l’inglese GCHQ, la risposta – per molti – è ricorrere alla crittografia, comunicazioni sicure, cioè, le cui tecniche da molte aziende del settore tecnologico.
Contemporaneamente c’è anche la richiesta al governo di porre fine alla sorveglianza di massa, proposta non solo da attivisti e associazioni, ma anche da parte di compagnie del calibro di Google, Facebook, Twitter e Microsoft.
Infine, anche a livello legale c’è da essere ottimisti: a giugno scadranno, infatti, diverse disposizioni del Patriot Act, tra cui la 215, che fornisce alla NSA appoggio legale per lo spionaggio di massa.
Molti chiedono che non vengano rinnovate: se così sarà, sostengono, l’America sarà un passo più lontana da 1984 e uno più vicina verso il 1776, l’anno della dichiarazione d’indipendenza USA).
Se così sarà, sarà più vicino il giorno in cui Edward Snowden verrà definito dal suo paese “patriota”, e non più “traditore”.