Clemenza a Chelsea Manning: una vittoria per la libertà di informare
Ieri il Presidente Obama ha graziato 273 persone. Un gesto politico straordinario. La quasi totalità dei graziati era dentro per reati legati alle droghe. E bene ha fatto Obama a mostrare il volto clemente della politica e della giustizia. Un altro tassello, forse l’ultimo, contro la war on drugs. Purtroppo incombe Donald Trump. Rimpiangeremo il presidente Obama.
Ma la persona più famosa tra i graziati è Chelsea Manning. E noi siamo grati al presidente Obama per il coraggio di una scelta che avevamo nel nostro piccolo richiesto e che era fortemente voluta dall’American Civil Liberties Union (Aclu).
Lei ed Edward Snowden, costretto all’esilio nella Russia di Putin, sono i simboli della lotta alla sorveglianza di massa. Chelsea Manning era militare dell’esercito degli Stati Uniti d’America. Nel luglio del 2013 è stata condannata per violazione dell’Espionage Act per aver svelato a Wikileaks i contenuti di quasi un milione di documenti diplomatici ufficiali e non ufficiali.
I whistleblower non sono ben voluti negli Stati Uniti d’America e non solo. Chelsea fu condannata a 35 anni di carcere. Chelsea è una transgender. Attualmente è detenuta in una sezione del carcere di massima sicurezza di Fort Leavenworth nel Kansas. È difesa e aiutata anche dagli avvocati dell’Aclu.
Nella prigione americana dove è reclusa ha combattuto sia per la libertà di informazione che per la sua salute e la sua condizione di transgender. Lo scorso 9 luglio 2016 le autorità della prigione hanno deciso di renderle la vita ancora più difficile. Alcuni militari sono entrati nella sua cella e hanno confiscato tutto quello che aveva compreso una copia di Vanity Fair, un dentifricio e il report, oramai pubblico, del Senato americano sulla tortura. Oggetti non consentiti, hanno affermato. Nel caso del tubetto di dentifricio l’accusa era paradossale, ovvero ‘materiale medico non autorizzato’. Per cui Chelsea è andata incontro a una grave sanzione disciplinare. Dopo essere stata messa in isolamento per un giorno e non avere potuto obiettare nulla rispetto ai fatti contestati è stata condannata a 21 giorni di esclusione da ogni attività in carcere. Una sanzione che fortunatamente non ha inciso sulla possibilità di ottenere un provvedimento di clemenza.
È questo un momento importantissimo per chi crede nella libertà di informare e di essere informati, per la trasparenza nella politica, per lo stato di diritto su scala globale. Proprio per questo sarebbe stato bello se oltre a Chelsea Manning fosse stato graziato anche Edward Snowden.