Farewell Omar

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Nei giorni scorsi è venuto a mancare Omar Neffati, il portavoce del Movimento Italiani Senza Cittadinanza. Avevamo imparato a conoscerlo in questo anno e mezzo di stretta collaborazione tra le nostre organizzazioni. Avevamo un obiettivo comune, quello di riformare la legge sulla cittadinanza approvata nel lontanissimo 1992, quando Omar non era neanche nato. Una legge vecchia, che non riesce ad essere al passo con i tempi. Ma anche cattiva con le persone.
Nel gruppo whatsapp del Tavolo Cittadinanza, che Omar coordinava, una sua compagna di strada ha ricordato di come essere italiani senza cittadinanza per tanti anni sia di per sé logorante. Omar aveva 27 anni, era in Italia da quando aveva 6 mesi, ma non aveva ancora ottenuto la cittadinanza del suo paese, questo.
Una frase che mi ha fatto pensare a quella che avevo sentito a luglio, pronunciata da un’altra ragazza italiana che aveva avuto la cittadinanza da poco, dopo lunghi anni di attesa. Eravamo a Bologna, al Festival della Partecipazione, l’ultimo incontro pubblico a cui abbiamo partecipato insieme.
Quella ragazza raccontava di quanto era forte il peso psicologico su di loro, persone nate o cresciute in questo paese, che si sentono parte di questo paese e sentono questo paese parte di loro. Ma che da questo paese non sono riconosciute.

Occuparsi di diritti per me significa essenzialmente questo: fare in modo che questo paese riconosca i diritti – e le vite – di tutte e di tutti. Omar si batteva per questo. E non solo per i suoi diritti, ma anche per quelli delle persone Lgbti. Delle persone straniere. Degli studenti. Forse perché vivendo la sua personale esperienza di persona non riconosciuta sapeva quanto fosse importante battersi per quel riconoscimento (ed essere a fianco di chi chiedeva quel riconoscimento).
Omar Neffati ci lascia sicuramente un compito che aveva iniziato e a cui aveva dedicato con altruismo tempo e energie, che forse gli sarebbero potute servire nei suoi personali momenti di debolezza: quello di ottenere una legge sulla cittadinanza che finalmente riconosca tutte quelle persone nate e cresciute in questo paese.

Perché nessuno/a debba più soffrire e sentire il proprio status come un peso, viverlo con paura, ansia, incertezza.

Farewell Omar…