Biden grazia 6.500 persone condannate per possesso di marijuana
Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha deciso di graziare 6.500 persone condannata – a livello federale – per possesso di cannabis. Una decisione importante, che fa da apripista alla volontà del presidente di cambiare la classificazione della cannabis, attualmente negli Stati Uniti equiparata all’eroina ed è a un livello superiore rispetto al fentanyl, sostanza che negli ultimi anni ha provocato migliaia di morti in tutto il paese, costituendo una vera e propria emergenza nazionale.
Ma andiamo con ordine.
“Come ho già detto in passato, nessuno dovrebbe essere in prigione solo per aver fatto uso o posseduto marijuana. Oggi sto prendendo provvedimenti per porre fine al nostro approccio fallimentare. Permettetemi di illustrarli”, ha scritto Biden nel primo di una serie di tweet.
As I’ve said before, no one should be in jail just for using or possessing marijuana.
Today, I’m taking steps to end our failed approach. Allow me to lay them out.
— President Biden (@POTUS) 6 ottobre 2022
Il primo atto è, per l’appunto, la concessione della grazia per chi ha violato la legge federale attraverso il semplice possesso di marijuana. Una condanna che può negare a queste persone opportunità di lavoro, di alloggio o di istruzione che, in questo modo, gli vengono restituite. Il Presidente degli Stati Uniti ha poi chiesto ai governatori di concedere a loro volta la grazia per questo tipo di reati, sottolineando come “nessuno dovrebbe trovarsi in una prigione locale o statale per questo motivo”. Va chiarito, infatti, che mentre a livello federale si perseguono maggiormente i crimini legati ai grandi traffici, le condanne di questo tipo sono comminate per lo più dai singoli stati. Quindi un intervento a questo livello avrebbe un impatto – se parliamo di numeri – molto maggiore. Terzo punto sottolineato da Joe Biden è stata la richiesta al Procuratore Generale di avviare un processo di revisione della classificazione della marijuana secondo la legge federale. Riconoscendo di fatto che la sua pericolosità – e dunque anche gli approcci punitivi – non possono essere gli stessi dell’eroina. Ciò anche a fronte del fatto che, in circa 10 stati del paese, la cannabis è stata totalmente legalizzata e la vendita, il possesso e il consumo sono quindi ammessi e regolamentati.
Infine il presidente degli Stati Uniti ha sottolineato anche come le politiche sulle droghe americane costituiscano un ulteriore elemento di discriminazione. Infatti, benché bianchi e neri utilizzino marijuana in misura quasi identica, questi ultimi subiscono molti più arresti e condanne di quanto non avvenga per i primi.
“Oggi – ha concluso Biden – cominciamo a riparare questi errori”.
A parlare di una grande vittoria è l’American Civil Liberties Union che, tuttavia, sottolinea come ci sia ancora molto da fare per riparare a decenni di errori dettati dalla “war on drugs” americana.
Since its inception, the War on Drugs has robbed hundreds of thousands of people of liberty and freedom.
Governors and the President have the power to right the wrongs of past policies and fight for justice for all. They must use this power.
— ACLU (@ACLU) 6 ottobre 2022
“L’annuncio più importante tra quelli fatti da Joe Biden – sottolinea Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo e membro del direttivo di CILD – è probabilmente quello di voler riclassificare la cannabis nella legge federale sulle droghe (che è ancora quella di Nixon). La cannabis è un tema molto popolare negli Stati Uniti, con un gradimento per la legalizzazione a livello federale che sfiora il 70%. Con il dibattito in corso al congresso, dove due proposte (il MOREAct alla Camera e il CAOA al Senato) puntano a rimuovere la cannabis dalle sostanze controllate, vedremo che conseguenze avrà l’atto presidenziale. Ma una cosa è certa, la questione è ormai al centro del dibattito statunitense e, ci auguriamo, venga posta al centro anche nel dibattito italiano”.