Dal megafono al mosaico: cinque principi per la comunicazione narrativa

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* Quanto segue è una traduzione della riflessione realizzata da Alice Sachrajda e Thomas Coombes ospitata su The Tilt lo scorso 7 Luglio

Come possono fare i gruppi della società civile e gli enti di beneficenza ad applicare nella pratica il lavoro sulla narrazione? Basandoci sulla nostra esperienza con gruppi di migranti nel Regno Unito durante la pandemia, crediamo che un passo cruciale sia avere una maggiore sinergia narrativa tra organizzazioni che condividono gli stessi valori. Scorrete fino alla fine per trovare passi pratici e maggiori informazioni su come si può essere coinvolti nel cambiamento narrativo collettivo. 

Avete mai guardato da vicino un quadro dettagliato e poi vi siete lentamente allontanati per vedere il quadro prendere forma e prendere vita davanti ai vostri occhi? È una sensazione magica quando le componenti più piccole si completano a vicenda e si allineano per creare un insieme articolato. Questo è ciò che accade con un mosaico intricato, dove piccole tessere individuali si fondono collettivamente per creare un’immagine che colpisce a vista d’occhio.

Lo stesso principio la stessa sinergia si può applicare alle narrazioni. Noi comunichiamo condividendo i nostri messaggi e le nostre storie, ma è il loro stratificarsi nel tempo che forma narrazioni durature e memorabili. Quando comunichiamo in modo strategico, dobbiamo pensare non solo a come creiamo il nostro messaggio, ma anche al modo in cui contribuiamo a creare un insieme più ampio e a rafforzare le narrazioni condivise nel processo. In breve: per essere strategici dobbiamo essere sinergici.

Come scritto da Narrative Initiative:

“Quello che le tessere sono per i mosaici, le storie sono per le narrazioni. La relazione è simbiotica; le storie danno vita alle narrazioni rendendole riconoscibili e accessibili, mentre le narrazioni infondono alle storie un significato più profondo”.

Anche Elena Blackmore, scrivendo per il PIRC, ha usato questa metafora in modo potente, descrivendo perspicacemente il #BlackLivesMatter come la risposta necessaria a cambiare mosaici narrativi nocivi: 

“Questo mosaico narrativo è quello della supremazia bianca ed è composto da centinaia di anni di tessere di storia violenta. Possiamo capire una narrazione in questo modo: come un ‘sistema coerente di storie'”.

Se il lavoro di comunicazione consiste nel lavorare sul giusto tipo di parole, immagini e sentimenti per trasmettere un messaggio, allora la comunicazione strategica consiste nel fare un passo indietro e pensare alle grandi idee, agli atteggiamenti e ai comportamenti che vogliamo cambiare. Questo significa pensare non solo a promuovere il lavoro della nostra organizzazione, ma anche a scegliere le storie giuste da raccontare su ciò che accade oggi nel mondo. Questo significa una comunicazione basata più sui momenti che sulle campagne.

Queste riflessioni si basano sul recente lavoro con l’“Unbound Philanthropy e Migration Exchange” durante la pandemia. Ci siamo messi al lavoro per aiutare gruppi di attivisti ad applicare al loro lavoro quotidiano i messaggi narrativi riguardo il Covid-19 prodotti da esperti di comunicazione come Anat Shenker-Osorio, PIRC, Frameworks Institute e IMIX. Inoltre abbiamo avuto profonde conversazioni sul cambiamento narrativo attraverso i nostri incontri del Narrative Working Group (NARWHAL), a cura di Phoebe Tickell.

Pensare alle narrazioni come a dei mosaici ci porta a una strategia di comunicazione collettiva

Se la narrazione è un mosaico, la nostra comunicazione deve costruirla tassello per tassello.

Ogni giorno ci dà nuove opportunità per trovare tessere da aggiungere al nostro mosaico. Queste tessere possono essere pianificate e create dalla vostra organizzazione. Ma possono anche provenire da un alleato o da attivisti e sostenitori esterni all’organizzazione.

Creare mosaici narrativi nuovi e suggestivi richiede che quante più persone possibile offrano lo stesso tipo di idee, creino immagini che diano vita ai nostri valori condivisi e si scambino storie che riflettano la nostra visione del mondo.

Come abbiamo riassunto la messaggistica progressiva riguardo il Covid-19 in semplici “soundbites”

Per aiutarci a guidare questo processo, abbiamo ideato la nostra messaggistica come una casa. Abbiamo attinto in questo processo all’idea di un Noi più grande sviluppata da Alex Evans nel Progetto di Psicologia Collettiva su come articolare ciò che unisce diversi gruppi che lavorano nel campo dei diritti umani, dell’ambiente, della povertà, e della giustizia razziale o altri aspetti di una più grande causa comune.

Questa “casa” fatta di messaggi  si basa su semplici idee di “buon senso” che tutti noi possiamo ripetere più e più volte, e portare in vita attraverso storie, video, disegni e grafiche (scopri di più sulla “casa” scorrendo i passi pratici qui sotto).

Murales a Tel Aviv realizzato dall’ African Refugee Women’s Collective e dell’artista di strada Mia Schon. Foto di Antoine Merour via Unsplash

Il concetto di una “casa” fatta di messaggi  reca alla perfezione il principio del mosaico: invece di chiedere ad ogni gruppo di utilizzare un brand o uno slogan condiviso, abbiamo invitato tutti ad iniettare un po’ dello spirito della visione del mondo che condividiamo nel loro lavoro.

Applicare il principio del mosaico alle nostre strategie di comunicazione è fondamentale se vogliamo cambiare le narrazioni.

È importante trovare la giusta formulazione dei nostri messaggi, ma la comunicazione è spesso più di una semplice parola: si tratta di immagini, storie ed emozioni suscitate da prodotti culturali.

Cinque principi per creare mosaici narrativi con comunicazioni strategiche

Ci sono cinque principi che abbiamo imparato dalla creazione del mosaico che ci aiutano ad arrivare al cuore e all’anima della comunicazione strategica. Andiamo ad esplorare e spacchettare ognuno di questi principi in modo più dettagliato: 

  • Principio 1: Dobbiamo unirci intorno a messaggi condivisi che catturino lo spirito della nostra comunicazione. Ci vogliono molte tessere diverse per fare un mosaico. Se tutte le nostre tessere trasmettono messaggi contrastanti, queste appariranno sfuocate e non faranno emergere alcuna narrazione. Solo rafforzando costantemente una visione del mondo complementare e condivisa, con storie e cornici quotidiane, possiamo rendere la nostra narrazione abbastanza notevole da distinguerci.
  • Principio 2: Dobbiamo capitalizzare i momenti chiave che si presentano – attingendo allo zeitgeist, piuttosto che affidarci esclusivamente all’approfondimento dell’istante. I mosaicisti innovano in continuazione. Dobbiamo essere aperti a utilizzare ciò che più funziona e ciò che più risuona in risposta ai momenti chiave.
  • Principio 3: Dobbiamo costruire potenti legami di reciprocità. Costruire un mosaico significa elevarsi e costruire motivi che funzionano, e generare di conseguenza nuovi contenuti iterativi. La reciprocità costruisce forti reti di sostegno, aiuta a promuovere il messaggio di un Noi più grande e dimostra che stiamo facendo progressi insieme.
  • Principio 4: Applicare la regola dei terzi. A volte si può trovare la magia nel mettere il soggetto fuori centro, resistendo all’impulso di spingere i problemi in avanti e al centro.
  • Principio 5: Dobbiamo accumulare (stratificare) più storie e messaggi. I mosaici vengono creati aggiungendo più parti più piccole, alcune delle quali sono semplici e rinforzanti, dando un tocco di ispirazione creativa alle nostre comunicazioni. A volte abbiamo bisogno di sperimentare molte volte prima di colpire con un messaggio potente che risuoni veramente. Ognuno può aggiungere la propria tessera al mosaico narrativo, anche ritwittando un altro post o chiedendo ai propri sostenitori di condividere qualche notizia positiva.

Principio 1: Unirsi attorno allo spirito di visioni del mondo condivise

Andamento è la capacità di catturare lo stato d’animo e il “sentire” complessivo del pezzo, così descritto da un esperto di mosaici:

“Lasciate perdere il disegno – un disegno è un disegno – ma prestate attenzione a ciò che accade sullo sfondo di un mosaico ed è lì che troverete la melodia, la coreografia, lo spirito di un mosaico”.

Lo stesso vale per le nostre comunicazioni strategiche: I messaggi sono importanti, così come il design aiuta a creare il quadro d’insieme; ma è anche vitale catturare l'”andamento”, cioè lo spirito o la “sensazione” complessiva del pezzo. Non si tratta solo di creare e incorniciare le nostre parole e di diffonderle fuori a tutti coloro che le ascolteranno. Si tratta invece di lavorare insieme, collettivamente, per raggiungere un obiettivo più grande e condiviso: Si tratta di rendere la nostra comunicazione frizzante di energia e di cantare in sinfonia.

Il messaggio di “un Noi più grandi” deve essere al centro del nostro lavoro di comunicazione strategica. È più di un semplice elemento di design, è l’andamento, lo spirito che deve pulsare in tutte le nostre comunicazioni.

Molte campagne partono da una cornice che possiamo definire  “loro e noi”, e contano sul potere di mobilitare le persone a unirsi a una parte che condivide un nemico o un avversario comune. Ma noi non siamo così polarizzati come potremmo pensare. La stragrande maggioranza di noi è costituita da individui gentili e ben intenzionati che possono unirsi intorno a valori condivisi e trascendentali costruiti sull’amore, la gentilezza e la cura che devono essere al centro di tutti i nostri messaggi se vogliamo che siano fattori più potenti nella nostra politica.

Il team del PIRC ha fatto dei test che dimostrano come pensare il meglio della natura umana aiuta a sostenere il cambiamento sociale. Rutger Bregman, autore di HumanKind, ci ricorda la bontà della natura umana e ci avverte che il pessimismo è una profezia che si autoavvera:

“Se si guarda alle prove empiriche, allora si scopre che assumendo il meglio delle altre persone si ottengono i migliori risultati”.

L’epidemia di Covid-19 ci ha insegnato che siamo tutti nella stessa situazione. Se vogliamo sottolineare quanto siano realmente marginali gli estremisti, dobbiamo bilanciare proporzionalmente le storie di estremismo con quelle che dimostrano che facciamo parte di un Noi più grande, piuttosto che di un ‘loro e noi’.

Mentre dobbiamo contrastare la minaccia degli estremisti, chiamarli “l’opposizione” o “l’altra parte” dà credito a quella che è una visione minoritaria, degna né di questi termini, né di un posto dominante nel nostro mosaico.

Elevare le voci di coloro che condividono ed esprimono il messaggio che siamo uniti, connessi e speranzosi è kryptonite sugli estremisti che cercano di dividerci.

Principio 2. Pensare a momenti, piuttosto che a campagne 

Le campagne di raccolta firme sono un modo per cambiare la narrazione, ma piccole storie quotidiane che catturano l’attenzione della gente e creano un “passaparola” sono tessere vitali che si aggiungono al mosaico narrativo. Piuttosto che giornate a tema internazionale e altri eventi programmati, queste storie e contenuti sono rilevanti per lo spirito dei tempi. Sui social media sono noti come “momenti”.

I momenti hanno il vantaggio aggiuntivo dell’autenticità. I momenti non sono solo una parte condensata di un ciclo di notizie, sono qualcosa che accade nella vita delle persone. Le campagne, invece, sono qualcosa che pianifichiamo all’interno delle nostre organizzazioni. I momenti possono essere una figura influente come il calciatore Marcus Rashford che prende posizione su un tema come i pasti gratuiti per i bambini delle famiglie povere durante le vacanze estive o le stelle del K-Pop che rovinano un raduno di Trump. O gente comune che fa qualcosa di cui la gente parla, come sbattere piatti sul balcone durante la pandemia. Questi momenti tendono a catturare lo spirito del tempo e a rivelare qualcosa che già conosciamo o che sentiamo su noi stessi e sulla nostra società.

Il significato dei momenti è che agiscono come una scintilla in una polveriera. Accendono la passione nelle persone e spesso possono essere precursori di cambiamenti politici o di policy, e in alcuni casi possono creare movimenti potenti, come abbiamo visto con il #MeToo, #TimesUp e più recentemente con #BlackLivesMatter. Dobbiamo essere pronti a individuare e ad amplificare questi momenti quando si presentano. Questo significa trovare alleati inusuali, riconoscere il potere e l’influenza di personaggi pubblici e riconoscere il significato della cultura popolare nel catalizzare il cambiamento sociale.

Dobbiamo anche sostenere questi momenti e fare in modo che i cambiamenti si intreccino nel tessuto dei nostri sistemi e delle nostre strutture. In particolare, ognuno di noi ha il dovere di garantire che la giustizia razziale sia integrata nelle nostre conversazioni sul cambiamento narrativo.

Principio 3. Costruire potenti legami di reciprocità

Gli scienziati comportamentali spesso ci ricordano l’intenso potere della reciprocità. È una delle norme sociali più forti che abbiamo nella nostra società. Come Matthew D. Lieberman, autore di Social: Why our brains are wired to connect, ci ricorda:

“Se qualcuno ti fa un favore, ad un certo punto ti senti obbligato a restituire il favore, e con gli sconosciuti ci sentiamo un po’ ansiosi fino a quando non abbiamo ripagato questo debito. Ecco perché i venditori di auto vi offriranno sempre una tazza di caffè”.

Possiamo usare questa intuitiva necessità di ricambiare tra di noi nelle nostre comunicazioni. Se volete che gli altri elevino e condividano il vostro lavoro, iniziate a fare lo stesso per gli altri.

Nessuna organizzazione è in grado di fare una narrazione rilevante da sola.

Anche se è possibile ottenere una copertura in un grande notiziario, o il supporto di un celebre influencer, serve una ripetizione sostenuta delle idee su più canali e piattaforme per raggiungere rilevanza. Tutti noi abbiamo bisogno di condividere le storie e i contenuti dell’altro per avere la possibilità di influenzare il modo in cui le persone pensano, si sentono e si comportano.

Organizzazioni, attivisti, artisti e altre persone che condividono cause comuni possono creare e fornire insieme contenuti che contribuiscono ai nostri mosaici narrativi. Si tratta di reciprocità: tutti noi abbiamo bisogno di ripetere le idee dell’altro per farle diventare narrazioni di “buon senso” che le persone interiorizzano e condividono. Nessuna organizzazione può, o dovrebbe, cercare di produrre da sola questo flusso di contenuti, né dovrebbe pensare di poterli distribuire in modo sufficientemente ampio da sola. Quando vediamo qualcosa che rafforza la nostra comune visione del mondo “di un Noi più Grande” da un altro messaggero, dovremmo flettere ogni muscolo comunicativo che abbiamo per farlo vedere e farne parlare.

Usando lo strumento di CrowdTangle per identificare i post sui social media che ottengono un engagment sproporzionato, abbiamo visto questa storia di reciprocità fare presa sulle persone giorno dopo giorno, sia che fosse condivisa da Alexandria Ocasio-Cortez o dal New York Times.

Fortunatamente, una miriade di ONG, associazioni di beneficenza e movimenti non hanno bisogno di concordare gli stessi punti di conversazione, slogan e hashtag. Ma possono comunque articolare una visione condivisa e valori di base verso cui stanno lavorando. Tutte le diverse storie, relazioni e altri risultati possono quindi rafforzare la nostra idea condivisa di come funziona e dovrebbe essere il mondo. In altre parole, possiamo concordare su come vogliamo che sia il mosaico, e poi creare le tessere che contribuiscono al suo insieme in modi diversi.

Principio 4. Lasciate al vostro soggetto lo spazio per respirare

Gli artisti spesso lavorano secondo il principio della “regola dei terzi”, e i mosaici non fanno eccezione. L’atto di off-setting del soggetto aiuta paradossalmente a dargli maggiore risalto. Possiamo imparare da questo principio nel nostro lavoro di comunicazione. Con l’off-setting diamo spazio per respirare al nostro soggetto.

I mosaicisti creano impatto spostando il focus principale del disegno di almeno un terzo verso il bordo. I comunicatori possono imparare da questo non mettendo sempre in primo piano le divisioni politiche e i problemi sociali, ma lasciandoli magari un po’ a margine di storie più personali e sfaccettate, in cui le persone colpite dai problemi non sono definite solo da questi. Questo attira il pubblico, lo tocca su un piano più emotivo e gli permette di provare empatia, piuttosto che pietà, per le persone che vogliamo sostenere. Le persone che si sono trasferite in un paese vogliono generalmente essere viste come persone, non come migranti o rifugiati. Fate in modo che il pubblico si preoccupi prima di tutto della persona e poi invitatelo a relazionarsi in base alla situazione.

Nella nuova serie New Neighbours, dedicata ai nuovi arrivati in Europa e alle persone che li accolgono, la storia guarda alle relazioni emergenti. Le problematiche ci sono, ma non sono in primo piano, permettendo di far emergere possibilità alternative.

Principio 5. Accumulo di storie

Come ci insegna George Lakoff, se la vostra comunicazione si basa sul presentare narrazioni con cui non siete d’accordo, rischiate di rafforzare queste narrazioni negative. Lakoff ci incoraggia a sostenere la causa morale delle nostre posizioni con gli stessi valori che vogliamo attivare in tutti i pubblici, costruiti sull’empatia, la responsabilità e la speranza. Sappiamo che criticare le storie stereotipate non fa che rafforzarle, che abbiamo bisogno di un flusso di storie sorprendenti che creino un mosaico di tolleranza e apprezzamento per gli altri. Nell’ambiente dei media di oggi possiamo elevare una miriade di voci e dare alle persone la possibilità di raccontare la loro storia, la loro strada.

È lo stratificarsi di storie diverse che fa una narrazione. Dovremmo pensare ai nostri risultati di comunicazione come a tessere che devono essere fedeli allo spirito del mosaico che è la nostra narrazione e i nostri valori, piuttosto che a una singola tela che ha bisogno di essere perfezionata fino a diventare un capolavoro. Non si può fissare l’intero mosaico su una sola tessera, e non tutte le storie devono cogliere ogni aspetto di una questione.

Possiamo condividere una storia di successo riguardante un rifugiato, una storia riguardante un migrante che sta dando una mano, che si arrangia con l’aiuto della comunità, e un’altra in cui è grato, se questa è l’emozione che loro stessi vogliono esprimere. Abbiamo anche bisogno di storie di persone che non sono migranti, ma che sono accoglienti con chi lo è. Così come le singole tessere devono essere fedeli allo spirito di un mosaico, possiamo essere guidati nella scelta di queste storie dai nostri valori, dalle linee guida etiche di base e dal desiderio di lasciare che le persone parlino da sole.

Le storie che comunicano “un Noi più grande” possono mostrare persone di diversa provenienza che formano nuovi legami di connessione, come la serie Britain Connects.

Passi pratici per un approccio mosaico al cambiamento narrativo 

Primo passo: accordarsi su una messaggistica semplice

Il primo passo è un insieme di messaggi condivisi, guidati dagli stessi valori. Le specificità della nostra messaggistica possono variare a seconda del pubblico e del contesto, ma ci sono idee e valori universali in cui tutti ci identifichiamo. Articolarli ci aiuterà a rispondere a ciò che sta accadendo nel mondo di oggi – a “comunicare questo momento” secondo le parole di Anat Shenker-Osorio.

Ecco perché abbiamo progettato una semplice casa per i messaggi in grado di descrivere la narrazione “di un Noi più Grande” che lega i valori alla base del lavoro sulle migrazioni con altre cause come il cambiamento climatico, la giustizia sociale e razziale e l’uguaglianza e l’inclusione.

Troviamo utile il formato della “casa” perché focalizza l’attenzione su un unico, predominante messaggio ombrello (in questo caso un “Noi più grande”) e poi esplora tre sotto-messaggi che aiutano a rafforzare la proposta complessiva.

Una “casa fatta di messaggi” che focalizzi la vostra comunicazione sulle idee che volete comunicare, piuttosto che reagire alle voci più forti o essere sviati da domande ciniche. È costruita intorno ai nostri valori in modo da poter essere applicata a qualsiasi questione o situazione, mantenendovi “sul messaggio”, così come “sulla narrativa”. Il fatto che siamo tutti collegati gli uni agli altri come esseri umani è un principio importante per il cambiamento climatico tanto quanto lo è per la migrazione e la giustizia razziale.

Date un’occhiata alla “casa” e vedete come potete applicarla al vostro lavoro. C’è anche una versione template che potete usare per adattare e applicare la messaggistica del “noi più Grande” alle vostre comunicazioni. Siamo felici che sia uno strumento iterativo e vi invitiamo ad usarlo e ad aggiungere i vostri commenti, aggiustamenti e input.

Secondo passo: Organizzare i creatori di contenuti

La messaggistica è il punto di partenza, ma abbiamo bisogno di qualcosa di più delle parole per raggiungere un pubblico di massa. Abbiamo bisogno di dare risalto alle storie reali che accadono nel mondo di oggi e che illustrano i nostri messaggi senza bisogno di usare il nostro gergo. A tal fine, possiamo organizzare i nostri sostenitori per essere proprio loro i nostri narratori principali. Potete inviare loro questo semplice bigliettino per spiegare che tipo di storie possono raccontare. In questo modo, quando vedono un momento, per esempio, di cooperazione tra comunità, possono tirare fuori il telefono e raccontare loro stessi la storia sui social media. Si possono poi elevare le migliori.

The 3 Million ha invitato tutti gli Europei nel Regno Unito a condividere le loro storie di aiuto durante la pandemia utilizzando l’hashtag #RightThereWithYou.

Anche contenuti artistici creativi possono dare vita ai nostri messaggi in modi emotivi che risuonino nelle persone quando messaggi politici non funzionano. Un brief creativo per i creatori culturali può ispirare le persone che possono dipingere tessere più belle per il nostro mosaico comune. Per esempio, potete dare ad artisti e designer che vogliono sostenere la nostra causa questo documento per articolare ciò per cui stiamo lottando, ma lasciate loro la creatività per dare vita a questi concetti nel modo più autentico possibile.

Durante la pandemia, ad esempio, Fine Acts ha commissionato ad artisti di tutto il mondo la creazione di piccole e semplici opere d’arte che ispirassero speranza, invitando le persone a stamparle in manifesti e a condividerle sui social media. Ora curano opere a sostegno di Black Lives Matter.

Dancing Fox ha un nuovo progetto chiamato “We were made for these times” che combina arte e storie che ci aiutano a immaginare un mondo migliore. Per far in modo che le persone credano nelle cose che chiediamo, abbiamo bisogno dell’aiuto di persone creative che le aiutino a visualizzare come sarà la società dopo le nostre soluzioni.

Fase 3: Raccogliere e curare le storie

Quando vediamo un momento che rafforza la nostra narrazione condivisa, abbiamo bisogno che la gente ne parli. E dobbiamo anche assicurarci di avere una gamma diversificata di persone che raccontano e condividono le loro storie. Far sì che i mezzi di informazione coprano queste storie è un passo cruciale, raggiungendo un nuovo pubblico e dandogli credibilità. Ma una volta che ci assicuriamo quella copertura, abbiamo bisogno di persone che condividano quelle notizie. Ottenere l’attenzione dei media è solo metà del lavoro, dobbiamo spingere questi contenuti sui social media per far sì che il “passaparola” ci ronzi intorno, se vogliamo che diventi un “momento” rilevante che faccia crescere il nostro mosaico narrativo.

È compito di tutti noi lavorare insieme per costruire il mosaico. Ci sono due cose fondamentali che potete fare per fare la vostra parte:

Potete aggiungere le storie che pensate possano costruire il mosaico di un “Grande Noi” in questa bancadati di storie, sia che le vediate nei notiziari, sia che ne sentiate parlare in giro.

Per esempio, il Relationships Project ha creato un libro di storie “Spirit of Lockdown” per raccogliere “i momenti in cui ci siamo notati gli uni con gli altri, come raramente abbiamo fatto prima”.

Potete condividere storie già presenti nella banca dati, o storie che vedete da altri attivisti e organizzazioni, attraverso i vostri canali di social media sia personali che delle vostre organizzazioni. Potete usare questi messaggi.

Fase 4: Rilevanza attraverso la distribuzione

Vogliamo che il maggior numero possibile di persone veda i video prodotti per la serie Britain Connects and New Neighbours perché racchiudono l’idea di “un noi più grandi”. Dovremmo condividerli attraverso post organici nei social media, inviarli ad altri per chiedere loro di condividerli e persino acquistare annunci pubblicitari per far sì che li veda un maggior numero di persone che probabilmente li condivideranno ulteriormente. Questo è il modo in cui le narrazioni positive sulla migrazione diventeranno rilevanti.

Se avete le risorse, potete anche pubblicare annunci sui social media per assicurarvi che le persone vedano e condividano le storie, pubblicando annunci per un pubblico che riteniamo sia più propenso a condividere storie positive sulla migrazione. Erica Chenoweth ha scritto che il successo della disobbedienza civile non violenta richiede l’attivazione di solo il 3,5% della popolazione. Possiamo usare lo stesso principio nel cercare di indirizzare le storie che vogliamo condividere a coloro che hanno più probabilità di diffondere la parola.

Chiedete ai vostri sostenitori, amici e alleati di aggiungere le loro tessere. Potete usare gruppi mail e  gruppi whatsapp per chiedere loro di condividere storie “incentrate sui nostri messaggi” con i loro amici. Possiamo avere un impatto maggiore incoraggiando una vasta comunità di persone a condividere lo stesso tipo di storie. Le più semplici e piccole e storie della loro vita quotidiana sono tutte piccole pietre che compongono il mosaico.

Un’implicazione di questo approccio è che concentriamo la ricerca del pubblico anche sui nostri più stretti sostenitori, non solo su persone da persuadere o estremamente contrarie. La nostra base, dopotutto, è composta da persone più propense ad presentare la nostra narrazione ad altre persone e a portarla in vita attraverso le loro azioni.

From message to story to moment — an alternative model for narrative communications strategy.

In sintesi, la società civile e le associazioni di beneficenza devono lavorare meglio insieme per sfruttare al meglio le risorse che hanno a disposizione per diffondere il messaggio.Per dirlo con le parole di The Narrative Initiative dobbiamo “connettere un “sistema nervoso” narrativo fatto di collaboratori“.

I comunicati stampa, i tweet e i video che pubblichiamo ogni giorno contribuiscono a creare un mosaico condiviso, o semplicemente stiamo tutti piastrellando i nostri bagni? Se vogliamo cambiare la narrazione, possiamo iniziare a lavorare insieme, soprattutto a livello di team di comunicazione. Ad esempio, la rete di persone che gestiscono i social media delle più grandi ONG internazionali, creata all’inizio di quest’anno da Valeriia Voshchevska e Dante Licona, è uno spazio perfetto per raggiungere la reciprocità nella nostra comunicazione.

Cosa viene dopo?

Possiamo lavorare tutti insieme per condividere valori di empatia, gentilezza, uguaglianza, inclusione e solidarietà. Possiamo farlo attraverso una lista di influencer dei social media, “un Noi più Grande” che in cui siano tutti d’accordo nel condividere regolarmente storie che contengano i nostri “messaggi”. Possiamo incanalare le storie in questa lista facendo in modo che le organizzazioni di base e i gruppi culturali la vedano come una risorsa quando vogliono far conoscere il loro lavoro. 

Come primo passo per costruire la reciprocità narrativa, abbiamo creato uno spazio globale comune per chiunque voglia costruire narrazioni di un ‘Noi più Grande’. Se siete interessati alle nostre idee, vi preghiamo di condividere i vostri pensieri qui sotto o di mettervi in contatto qui. Non vediamo l’ora di sentirvi!

 

In copertina: foto di  小谢 via Unsplash