Profilazione on line: ecco la guida per proteggere i nostri dati sensibili
Continua il nostro lavoro sulla protezione dei dati on line. In questa guida Laura Carrer e Tommaso Scannicchio ci spieghiano come proteggersi dalla profilazione on line a fini di marketing e propaganda politica e perché è così importante.
Nel 2013, il Capo di Stato Maggiore russo Gen. Valerij Gerasimov scrive un testo che in brevissimo tempo diviene un vademecum e un attento oggetto di studio per i governi e i servizi di intelligence di tutto il mondo informatizzato. Il testo, analizzato anche dalle forze armate italiane in rapidissimo tempo, assume una sinistra fama ed è oggi comunemente conosciuto come “Dottrina Gerasimov”. In estrema sintesi Gerasimov riprende i teoremi sviluppati e testati in circa un secolo di disinformation wars, ne ammoderna contenuti e metodologie e li adatta all’utilizzo massivo, trasformando per sempre il significato di “armi di distrazione di massa”. I suoi vettori non sono missili a lungo raggio e non soffrono dei limiti intrinseci collegati alla balistica (costi di produzione, peso del vettore, carburante), ma risiedono nella rete internet mondiale: funzionano ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, trecentosessantacinque giorni all’anno e si chiamano reti sociali, comunemente note al grande pubblico come social networks.
Le odierne guerre informatiche sono, infatti, veicolate proprio sulle più comuni e utilizzate piattaforme social. Le cosiddette information operations consistono in “azioni intraprese da attori organizzati per distorcere il sentimento politico interno o esterno alla nazione, e finalizzate a raggiungere un obiettivo strategico e/o geopolitico”.
Queste operazioni si strutturano sinteticamente in alcune fasi:
- Raccolta di dati privati su specifici soggetti anche attraverso operazioni di hacking per sottrarre, esporre o utilizzare informazioni non pubbliche contro qualcuno;
- Creazione di contenuti falsi, manipolati o decontestualizzati;
- Disseminazione attraverso l’attività coordinata di account, profili fake o bot, e quindi amplificazione dei contenuti con lo scopo di ingannare, polarizzare il lettore e attrarre visualizzazioni.
Le attività sopra descritte presuppongono che i bersagli da colpire non siano generici ma, al fine di massimizzare l’impatto della campagna di disinformazione, precisamente identificati. L’individuazione dei gruppi di opinione di cui tutti noi più o meno consapevolmente facciamo parte è oggi possibile grazie alla capillare raccolta di dati che noi stessi diffondiamo sui social network, e attraverso le tecniche di marketing e tracking sviluppatesi per favorire il commercio elettronico.
La ricerca scientifica, così come la stampa e le autorità istituzionali di garanzia hanno ampiamente dimostrato negli ultimi anni come la propaganda elettorale effettuata online tramite strumenti di mircrotargeting e behavioural advertising – nati appunto per lo sviluppo del commercio online – possa modificare le regole del dibattito pubblico, riducendo lo spazio per la discussione civile e lo scambio di idee 3 . In campo politico, e dunque elettorale, questa segmentazione è infatti utile per la creazione di messaggi informativi che possano fornire agli elettori una soluzione precisa alle esigenze che hanno in un dato momento.
La raccolta indiscriminata di dati online attraverso la navigazione web e i dispositivi connessi a Internet (dagli smartphone ai computer, ai dispositivi IoT), una volta incrociata con i dati disponibili presso vari database, consente alle entità che li raccolgono di creare profili psicologici estremamente accurati, sia individuali che per gruppo di appartenenza: età, etnia, religione, orientamento sessuale, opinione politica, localizzazione geografica, reddito. I dettagli personali e la precisione dei risultati ottenuti tramite tali attività possono essere notevoli. In particolare, le opinioni e il comportamento individuale possono essere incrociati con quelli di migliaia di persone simili, raggiungendo una comprensione “intima” dei set di personalità individuali. Cittadini ed elettori possono, attraverso la digitalizzazione delle loro vite personali, essere monitorati e continuamente scrutati in profondità da istituzioni o aziende private. La manipolazione online è un sintomo evidente dell’opacità e della mancanza di responsabilità nell’ecosistema digitale. Alla radice del problema c’è in buona parte l’uso irresponsabile, illegale o non etico delle informazioni contenute nei dati personali. L’applicazione rigorosa delle regole esistenti, in particolare del Regolamento EU 2016/679 (GDPR), in tandem con altre norme a garanzia della regolarità delle elezioni e per il pluralismo dei media, sono solo una soluzione parziale al problema. È tuttavia possibile prevenire almeno in parte tali fenomeni distorsivi attraverso l’educazione dell’utente sulla tutela legale prevista, informandolo sul funzionamento dei modelli di business legati alla raccolta dei dati e all’utilizzo delle reti sociali come veicolo di propaganda e information wars; e, infine, attraverso l’utilizzo di strumenti tecnici volti a limitare la raccolta indiscriminata di dati senza il consenso dell’interessato.
Questa Guida, in particolare, si propone di informare ed educare l’utenza sulla possibilità di minimizzare la propria impronta digitale al fine di non essere “schedati” e profilati nella propria vita online; e di favorire la conoscenza, almeno basilare, in merito ai rimedi legali previsti dalla legge. Un cambiamento nelle proprie abitudini online può infatti rendere più difficoltosa la segmentazione dell’utente all’interno di gruppi ben definiti, veicolo di fake news e informazione radicalizzante.