Intelligence: scriviamo al Copasir con Privacy International e Hermes
*aggiornamenti in fondo all’articolo
La condivisione di intelligence è fondamentale nella lotta alla criminalità ma, senza una efficace vigilanza, può favorire la violazione dei diritti umani da parte di governi non democratici, oltre che della privacy dei cittadini.
Per questo motivo oggi abbiamo inviato una lettera al Copasir con alcune domande sulle pratiche di condivisione di intelligence e sul suo ruolo come organo di vigilanza.
La lettera fa parte di una campagna internazionale della Ong inglese Privacy International sulla condivisione di informazioni di intelligence (qui il briefing in inglese): lettere analoghe arriveranno agli organi di vigilanza di ognuno dei 40 Paesi coinvolti. In Italia il destinatario è appunto il Comitato Parlamentare per la Presidenza della Repubblica, presieduto dal senatore Giacomo Stucchi. All’azione italiana contribuisce anche l’italiana Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights.
“Le agenzie di intelligence in tutto il mondo hanno espanso enormemente sia la loro capacità di sorveglianza, sia la quantità di informazioni che scambiano tra loro, inclusi dati raccolti in massa. Tali accordi di condivisioni sono circondati da segretezza e nascosti da ogni forma di accountability. Gli organismi di vigilanza possono giocare un ruolo fondamentale. Il pubblico ha il diritto di sapere se il loro mandato includa la verifica di queste attività e secondo quali modalità”
– Scarlet Kim, Legal Officer di Privacy International.
Già lo scorso marzo avevamo sollevato presso il Comitato ONU per i diritti umani preoccupazioni circa l’operato dell’Italia sulla condivisione di intelligence con Paesi che violano i diritti umani.
“In un momento cruciale in cui l’Italia fa accordi per rimpatriare richiedenti asilo e impedire l’arrivo di altre persone, è fondamentale sapere come funziona la collaborazione tra agenzie di intelligence, e se e come gli organi di vigilanza hanno possibilità di esaminare queste attività.”
– Andrea Menapace, direttore CILD
Nella lettera, inviata agli organi di vigilanza di più di 30 Paesi, Privacy International e le organizzazioni partner si concentrano su alcuni aspetti del ruolo del Copasir circa:
- Il possesso di informazioni aggiornate sulla condivisione di intelligence delle agenzie coinvolte,
- La possibilità di supervisionare in modo indipendente tali accordi,
- La possibilità di accedere a tutte le informazioni rilevanti su tali attività da parte delle agenzie,
- La possibilità di esaminare decisioni in questo ambito e di condurre indagini indipendenti a riguardo,
- La cooperazione con loro omologhi per supervisionare le attività di intelligence dei rispettivi governi.
L’Italia fa parte dell’alleanza strategica 14-Eyes che comprende USA, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Francia, Olanda, Norvegia, Belgio, Germania, Spagna e Svezia.
“È fondamentale che i dati quantitativi e qualitativi relativi alle informazioni che i servizi di intelligence nazionali condividono con i partner esteri e quelle che i partner esteri condividono con noi siano noti, così da misurare e monitorare il bilancio di crediti/debiti informativi che esiste con ciascun paese nell’ambito della collaborazione internazionale. Solo con queste informazioni disponibili sarà possibile valutare e mitigare l’impatto dell’intelligence sharing sui diritti umani, per non parlare delle valutazioni di tipo geo-politico su cui il parlamento potrebbe volere intervenire”
– Fabio Pietrosanti, Presidente Hermes Center
Privacy International ha creato una mappa interattiva, che mostra i paesi coinvolti nella campagna e che verrà aggiornata man mano che le informazioni verranno ricevute.
Ogni organismo di sorveglianza ha anche ricevuto un briefing (da noi tradotto in italiano per il Copasir) che illustra i principali aspetti e i rischi in termini di violazioni dei diritti umani.
*Aggiornamento del 14 settembre
Un articolo de La Stampa che riprende la nostra campagna è stato aggiornato con la seguente dichiarazione di Angelo Tofalo (M5S), membro del Copasir. Riportiamo qui il brano con le dichiarazioni:
«Penso che le risposte abbastanza puntuali e precise su alcuni argomenti siano la prova inconfutabile che soltanto ora il Copasir, e quindi il Parlamento sovrano, abbia avuto a disposizione alcune informazioni», ha commentato al riguardo Angelo Tofalo (M5S), membro del Copasir, a La Stampa. «Qualcuno in precedenza ha omesso qualcosa non consentendo al Parlamento, in particolare modo alle opposizioni, le giuste iniziative parlamentari. Verificheremo anche se, eventualmente, ci sono stati sconfinamenti della 124/2007 (che legge che regola i servizi, la loro segretezza e le attività di controllo sugli stessi, ndr) e soprattutto continueremo a chiedere con forza la verità per Giulio Regeni». In quanto alla richiesta delle Ong di una maggior trasparenza sull’intelligence sharing, Tofalo commenta: «Non abbiamo alcuna visibilità su quanto condiviso tra le intelligence dei diversi Paesi se non per ciò che potrebbe esserci riferito in Comitato. Lo scambi informativo tra le intelligence è considerata una normale prassi che ritengo vada normata e sia oggetto, in futuro, anche del controllo parlamentare. Da una parte ci sono minacce, come quella del terrorismo internazionale, che vanno contrastate rendendo più efficace ed efficiente lo scambio informativo tra le diverse intelligence andando magari ad armonizzare le differenti normative dei Paesi, dall’altra ritengo fondamentale un potenziamento dei poteri di controllo del Parlamento».