L’incontro con Papa Francesco dei superstiti del naufragio dei bambini

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Di Laura Liberto e Arturo Salerni

 

Il 13 ottobre 2013 oltre trecento persone persero la vita nel Mar Mediterraneo; tra loro un centinaio di bambini.
Provenivano in gran parte dalla Siria ed erano fuggiti in Libia. Erano le famiglie, in gran parte, di medici che non potevano più operare in Siria ed in Libia, dove la situazione era precipitata a sua volta in un conflitto senza fine, ed avevano deciso di intraprendere (intere famiglie) la traversata verso l’Italia.
Il barcone su cui erano ammucchiati in condizioni tremende fu assalito da qualche milizia libica che voleva estorcere denaro e, colpito da proiettili, imbarcava acqua. Invano i naufraghi cercavano soccorso con ripetute chiamate e per diverse ore agli organismi di soccorso marittimo italiano e maltese. Una nave militare italiana che si trovava a poche miglia di distanza non fu fatta intervenire fino al momento del disastro. Si era aperta un’inchiesta ma la Procura di Roma chiese l’archiviazione del procedimento.

I familiari delle vittime, in molti casi genitori di bambini scomparsi in mare, si opposero all’archiviazione ed il giudice delle indagini preliminari ordinò al P.M. l’imputazione coattiva per i reati di omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo plurimo.
Nell’aprile del 2019 madri, padri, fratelli, sorelle delle persone scomparse, spesso anche loro reduci da quella tragica traversata, erano a Roma per preparare il processo.

CILD e Progetto Diritti contribuirono a farli venire a Roma da diversi paesi europei in cui avevano ottenuto asilo, al loro soggiorno, all’approntamento degli strumenti processuali.

Ma ci fu una grande sorpresa per loro: Papa Francesco li volle ricevere in Piazza San Pietro. La gran parte di loro si riconosceva in altre fedi religiose. Ma quell’invito e quell’incontro significava vicinanza, condivisione di quel dolore indicibile e incancellabile, abbraccio. Poi il processo è andato avanti e non si è ancora definitivamente concluso, ma quel giorno è rimasto come uno sprazzo di luce nell’oscurità di quella tragedia, accanto al ricordo di quei sorrisi di bimbi che loro non potranno, e noi non potremo, più abbracciare.

Da parte loro un grazie a Francesco.

Laura Liberto
Arturo Salerni