Digital Services Act – una valutazione a un anno dall’entrata in vigore

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Di Sara Gherardi

Digital Services Act – una valutazione dell’implementazione in Italia a un anno dall’entrata in vigore

In occasione del primo anniversario dell’entrata in vigore del Digital Services Act, con Liberties abbiamo valutato la sua implementazione in Italia. In particolare, abbiamo analizzato il ruolo del Digital Service Coordinator, indagando indipendenza legale, trasparenza, interferenze politiche e del settore privato. L’Italia, nonostante alcune sfide,  dimostra un buon livello di conformità ed attuazione delle disposizioni del DSA. 

 

Il Digital Services Act (DSA) è una normativa dell’Unione Europea pensata per rendere l’ambiente digitale più sicuro per gli utenti. A livello nazionale, il compito di applicare queste regole spetta ai Coordinatori dei Servizi Digitali (DSC). 

 

In Italia, questo ruolo è stato affidato all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), presso cui è stato creato l’apposito Ufficio Digital Services Coordinator (Art. 15 Decreto Legge n. 123/2023). 

 

L’indipendenza legale di AGCOM è stabilita dalla Legge n. 249/1997. Non è però esplicitamente menzionata nella Costituzione, che invece afferma il principio di unità nell’indirizzo politico e amministrativo del governo, assegnandone la guida al Presidente del Consiglio dei Ministri, e stabilisce inoltre la responsabilità ministeriale dell’amministrazione pubblica. Tuttavia, secondo la dottrina giuridica, le autorità indipendenti legittimano (almeno in parte) la loro esistenza grazie all’elevata complessità tecnica dei settori di cui si occupano e all’alto livello di competenza che offrono, a garanzia della loro autonomia. A livello economico, invece, il budget dell’Ufficio DSC proviene dai contributi versati dai prestatori di servizi digitali in Italia. Per questo motivo, risulta indipendente dal budget ministeriale, anche se non è stato possibile ottenere informazioni sul bilancio attuale dell’Ufficio. 

 

Il processo di selezione della leadership di AGCOM solleva invece preoccupazioni riguardo la sua indipendenza da influenze politiche. Infatti, i commissari a capo dell’Autorità vengono nominati dal Senato e dalla Camera dei Deputati, mentre il Presidente dell’Autorità viene nominato dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio, d’intesa con il Ministro dello Sviluppo Economico. Per quanto riguarda la leadership del DSC, a settembre 2024 Giulio Votano è stato nominato Direttore dell’Ufficio. Nonostante i riferimenti ai requisiti necessari alla nomina, tra cui merito, conoscenza e competenza nei settori specifici, non è stato possibile ottenere indicazioni su come sia avvenuta concretamente la selezione. 

 

Per quanto riguarda l’influenza del settore privato, il quadro legale che riguarda l’impiego nella Pubblica Amministrazione, la trasparenza e l’anticorruzione nel settore pubblico stabiliscono chiare regole e linee guida per regolare i conflitti d’interesse e periodi di cooling-off per il personale che si muove dal settore privato al pubblico. Persiste tuttavia la mancanza di leggi specifiche volte a regolare l’azione di lobbying, con possibili ripercussioni nel monitoraggio dei servizi digitali, data la grande presenza di stakeholder privati. 

 

AGCOM è chiamata a svolgere audizioni e presentare report annuali al Parlamento, che includono informazioni dettagliate sulle attività dell’Autorità, incluso l’Ufficio DSC, e sono accessibili al pubblico per garantire trasparenza. Inoltre, AGCOM svolge consultazioni pubbliche utili a ricerche e studi. Dato che l’Ufficio DSC all’interno di AGCOM è ancora nella sua fase iniziale, non sono stati ancora introdotti meccanismi formali per il coinvolgimento della società civile. La pubblicazione delle modalità di riconoscimento di segnalatori attendibili, che saranno coinvolti nell’attività di monitoraggio del DSA, segna un progresso verso un modello di coregolamentazione. Tuttavia, è troppo presto per valutarne gli effetti concreti.

In conclusione, il ruolo del DSC è stato assegnato nei tempi previsti e un apposito ufficio è stato creato all’interno di AGCOM. L’indipendenza di questa autorità di supervisione è garantita sia sul piano legale che economico, ma sembra essere a rischio di influenze politiche, soprattutto a causa delle modalità di selezione della sua leadership. L’indipendenza dal settore privato è invece ben protetta, sebbene l’autorità rimanga vulnerabile alle attività di lobbying. Per quanto riguarda la trasparenza, la responsabilità di AGCOM nei confronti del Parlamento è adeguata, mentre i meccanismi di dialogo con la società civile sono ancora in fase di sviluppo. 

Dunque l’Italia dimostra finora un livello abbastanza buono di conformità e attuazione del Digital Services Act europeo, ma è ancora troppo presto per dire quanto efficacemente questa conformità sarà mantenuta man mano che l’ufficio inizierà concretamente a svolgere i compiti previsti dal DSA. 

Questa valutazione dell’implementazione del Digital Services Act condotta con Liberties ha interessato anche Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Germania e Romania.
Trovi il report completo qui:
Monitoring the implementation of the DSA