Diritti umani in Italia. Il contributo di Cild per le Nazioni Unite

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A gennaio 2025, nell’ambito della Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review, UPR), gli stati membri dello Human Rights Council delle Nazioni Unite valuteranno l’andamento dei diritti umani in Italia e presenteranno le loro raccomandazioni al governo. In vista di questa valutazione, negli scorsi giorni, CILD ha presentato un contributo, elaborato collettivamente con la partecipazione di alcuni dei soci della Coalizione: Associazione Antigone, Associazione 21 luglio, Cittadinanzattiva e Lunaria.

La Universal Periodic Review (UPR) è un meccanismo istituito nel 2006 con lo scopo di migliorare e supportare la protezione e il rispetto dei diritti umani negli stati membri del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite. Ogni 4.5 anni, il governo, le organizzazioni di società civile e le organizzazioni governative per i diritti umani di ogni stato membro sono chiamati a presentare le loro osservazioni sullo stato dei diritti umani nel Paese, considerando anche i progressi registrati rispetto alle raccomandazioni presentate nei cicli precedenti.

L’Italia, come già nel 2014 e nel 2019, sarà valutata nel 2025 dallo UPR Working Group, che presenterà le sue raccomandazioni sulla base delle informazioni ricevute dai diversi stakeholders coinvolti. Nella nostra Joint Submission, abbiamo voluto porre l’attenzione sul preoccupante impatto delle recenti evoluzioni normative sulla garanzia dei diritti umani in Italia.
Sul fronte della migrazione, abbiamo evidenziato l’uso crescente degli hotspot e della detenzione amministrativa per gestire i flussi migratori e i rimpatri. La mancanza di un sistema di regolarizzazione efficace e la precarietà delle misure di accoglienza compromettono il diritto di asilo e l’accesso alla protezione internazionale, con conseguenze particolarmente gravi sulle donne migranti e i minori non accompagnati. La società civile impegnata nelle operazioni di ricerca e salvataggio è sempre più criminalizzata. Inoltre, abbiamo condannato le gravi violazioni dei diritti umani derivanti dalle pratiche di esternalizzazione della gestione della migrazione attraverso la collaborazione con la Libia e i recenti accordi con l’Albania.
Critico anche l’accesso al diritto alla cittadinanza in Italia, a causa del fallimento degli ultimi tentativi di riforma. Gravi violazioni dei diritti delle persone rom e sinti, che vivono in condizioni di estrema marginalità e segregazione.

Preoccupa la situazione delle carceri italiane, peggiorata dalle ultime riforme legislative che hanno come effetto quello di aggravare la situazione di sovraffollamento, sia nelle strutture di detenzione per adulti che per minori.

Gravi carenze anche per i diritti delle donne e della comunità LGBTQIA+, le misure apprestate per combattere le discriminazioni sono infatti insufficienti. Ancora non esiste il reato di femminicidio, l’accesso all’aborto è critico e le coppie omogenitoriali continuano a godere di diritti molto ristretti, specialmente per quanto riguarda l’adozione e i diritti sui figli.

Gravi preoccupazioni anche sulla trasparenza e l’accesso all’informazione, specialmente per la progressiva erosione della libertà di espressione e dei media in Italia. Ugualmente abbiamo sottolineato le carenze nell’ambito del diritto alla salute, con un’attenzione particolare alle persone in situazioni di marginalità sociale e alle disuguaglianze geografiche del sistema sanitario nazionale. Per finire, abbiamo evidenziato le persistenti mancanze dell’Italia rispetto al framework legislativo generale in protezione dei diritti umani.

Nei prossimi mesi, anche il governo italiano presenterà le proprie osservazioni. Mentre nel mese di dicembre presenteremo il nostro documento nella pre-session che si terrà a Ginevra, che anticipa la sessione ufficiale dello UPR Working Group, ed esporremo le preoccupazioni riportate nel documento ai diversi stakeholders coinvolti nel processo di revisione.

 

Foto copertina via Pixels.