Media Pluralism Monitor 2024: il commento di CILD.

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Media Pluralism Monitor 2024. CILD: “l’ennesima voce preoccupata sulla situazione della libertà di stampa e informazione in Italia”

La situazione descritta nel Media Pluralism Monitor 2024, ricerca condotta dal Centre for Media Pluralism and Media Freedom (CMPF), getta ulteriore preoccupazione sulla tutela della libertà di stampa e di informazione in Italia.

In particolare, il rapporto mette in luce una serie di questioni già più volte denunciate dalla società civile italiana e dalle rappresentanze dei giornalisti: una compressione della libertà di informazione, soprattutto attraverso un utilizzo sempre più frequente delle SLAPP (strategic lawsuit against public participation);
una concentrazione crescente della proprietà dei media nelle mani di pochi imprenditori, specie in riferimento all’interesse che il Senatore Angelucci ha dimostrato verso la possibile acquisizione dell’Agenzia Giornalistica Italiana (Agi);
il crescente controllo politico sulla Rai che, seppur non un fatto nuovo in Italia, sta raggiungendo livelli difficilmente visti in precedenza, sia dal punto di vista della governance, con il rapporto che parla di “una palese operazione di occupazione da parte delle forze politiche di maggioranza”, sia dal punto di vista della dipendenza economica, attraverso il taglio del canone, compensato con l’aumento di stanziamento di fondi governativi (proveniente pur sempre dalla fiscalità generale);
la mancata presenza di un cambio di voci, che di fatto producono una galassia mediatica prettamente a maggioranza maschile, a partire dalla governance e dalla leadership dei media nazionali.

Il tema delle SLAPP e della più ampia garanzia alla libertà di informazione, sono recentemente state oggetto di interventi da parte dell’Unione Europea.
La direttiva anti-SLAPP detta alcuni principi da implementare negli stati membri a protezione della libertà dei giornalisti e della società civile, al fine di evitare che azioni legali possano portare a un restringimento pericoloso del diritto di cronaca, ad esempio l’inversione dell’onere della prova o il risarcimento delle spese legali per chi subisce un’azione legale e venga successivamente prosciolto o assolto. Quello di cui c’è bisogno è che l’Italia faccia presto proprie le indicazioni contenute in questa direttiva, procedendo anche alla depenalizzazione del reato di diffamazione, senza che questa venga controbilanciata da sanzioni economiche ingenti.

Sulla libertà di informazione, l’UE è intervenuta invece con il Media Freedom Act che, a sua volta, detta una serie di regole, come ad esempio una più equa distribuzione delle risorse pubbliche, una governance delle aziende statali che porti a una minore influenza dal potere politico, una maggiore trasparenza rispetto alla proprietà dei media. Anche in questo caso l’auspicio è che l’Italia faccia proprie le indicazioni riportate.

Il tema dell’inclusività è invece un invito ricorrente per i media, con la richiesta di dare maggiore spazio a voci della società civile, organizzata e non, portatrice di competenze ampie e dirette su molti dei temi in discussione e che oggi, invece, fa fatica a trovare spazio nel panorama mediale.