Frontex e l’attacco al diritto alla trasparenza

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Lo scorso 19 aprile Access Info Europe ha dato un cauto benvenuto alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea che ha stabilito che Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha emesso una parcella troppo elevata nei confronti di due attivisti che si occupano di trasparenza. La sentenza ha stabilito che l’ammontare di 23.700 euro, richiesti dall’Agenzia come rimborso delle spese legali sostenute, fosse troppo elevato e che l’importo venisse ridotto a 10.520 euro.

La richiesta di rimborso arriva dopo che Luisa Izuzquiza e Arne Semsrott di FragDenStaat si erano rivolti al Tribunale di Lussemburgo per ottenere documenti relativi alle operazioni di controllo dei migranti nel Mediterraneo da parte di Frontex nel 2017, perdendo la causa. 

Access Info aveva espresso preoccupazione per l’effetto dissuasivo di richieste di pagamento di spese legali così elevate in diverse occasioni, unendosi anche a 40 organizzazioni europee (tra cui la nostra Coalizione) nel firmare una lettera che chiedeva a Frontex di non riscuotere il pagamento.

La petizione online che chiedeva di rinunciare alla riscossione del pagamento è stata firmata da più di 87.000 persone.

La Corte di Giustizia ha ora stabilito che il tempo fatturato dall’avvocato dell’Agenzia è stato eccessivo – le “ore presentate non sembrano essere oggettivamente necessarie” – e che Frontex abbia addebitato le spese di viaggio a Bruxelles “senza fornire la minima spiegazione sul suo scopo o sul perché questo fosse necessario”.

“È molto preoccupante che un organismo dell’UE possa, di fatto, intimidire due membri della società civile europea in questo modo. Anche se è positivo che l’importo delle spese legali sia stato ridotto, comunque 10.000 euro sono ancora molti soldi, e l’effetto dissuasivo è ancora presente”, ha detto Helen Darbishire, direttore esecutivo di Access Info.

Access Info ha recentemente esortato gli eurodeputati della Commissione Bilancio del Parlamento europeo a sostenere un emendamento che chieda all’Agenzia di ritirare la sua richiesta di pagamento della parcella e di astenersi dal cercare di recuperare costi simili dai richiedenti in future cause giudiziarie di accesso ai documenti. L’emendamento non è passato per poco, 15 voti contrari contro 14 favorevoli, e sarà discusso di nuovo in una sessione plenaria del Parlamento europeo. Nel frattempo, la Commissione bilancio non ha approvato il rapporto sul bilancio di Frontex a causa delle preoccupazioni sui diritti umani.

“Le intimidazioni verso gli attivisti e la società civile sono inaccettabili e antidemocratiche. Lo sono particolarmente quando provengono da una forza di polizia di frontiera che è attualmente sottoposta a tre diverse indagini per, tra le altre cose, violazioni dei diritti umani, vessazioni e cattiva condotta, e per aver mentito al Parlamento europeo. Il tentativo di Frontex di mettere a tacere i suoi critici attraverso costose cause legali dovrebbe far risuonare ogni sorta di allarme”, hanno detto gli attivisti Arne Semsrott e Luisa Izuzquiza.

Access Info chiede una riforma delle norme sull’accesso ai documenti dell’UE (regolamento 1049/2001) per introdurre limiti ai costi conseguenti al ricorrere contro il rifiuto di fornire informazioni, in modo che gli osservatori della società civile e i cittadini possano continuare a sollecitare una maggiore trasparenza dell’UE. Richiesta a cui anche la nostra Coalizione si unisce.

Immagine: European Border and Coast Agency, Twitter.