Una regolamentazione per portare più trasparenza nel settore della difesa
Lobbying, porte girevoli, conflitti di interesse: serve una regolamentazione per portare più trasparenza nel settore della difesa
In base a quanto emerge dal nuovo report Defence and Industry Influence in Italy pubblicato oggi da Transparency International – Defence and Security (TI-DS), lo stretto rapporto fra industria della difesa e Governo italiano mette a repentaglio l’integrità e la responsabilità del processo decisionale politico.
Attraverso donazioni politiche, incontri privilegiati con funzionari pubblici, finanziamenti di think tank, il passaggio di alcune persone da ruoli ricoperti nel settore pubblico a ruoli nel settore privato e viceversa (il cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli”), le aziende del settore della difesa hanno un maggiore accesso a risorse, informazioni e contatti che possono tradursi in un’influenza eccessiva sulle politiche legate alla sicurezza nazionale.
Queste azioni possono rappresentare una sfida significativa per l’integrità e la responsabilità dei processi decisionali.
Natalie Hogg, Direttrice di Transparency International – Defence and Security (TI-DS) afferma:
“Quando individui, gruppi o aziende esercitano un’influenza sproporzionata o irresponsabile, le decisioni sulla strategia e sulla spesa possono essere prese sulla base di interessi privati. Questo mette a repentaglio il bene pubblico e le risorse dello Stato possono essere sperperate. Nel settore della difesa, questo può significare forze armate mal equipaggiate, elusione dei controlli sulle esportazioni di armi e contratti stipulati per garantire il guadagno di pochi a discapito della società nel suo complesso“.
Il report pubblicato oggi, elaborato da Transparency International – Defence and Security (TI-DS) con il supporto della nostra Coalizione e dell’Osservatorio Mil€x sulle spese militari, invita il Governo italiano a comprendere meglio le debolezze del proprio sistema tali da esporre il processo decisionale ad un’influenza indebita da parte dell’industria della difesa, nonché ad affrontarle attraverso normative più rigorose, un controllo più efficace e una maggiore trasparenza. In particolare, si raccomanda l’istituzione di un registro obbligatorio dei lobbisti, l’introduzione di un sistema di tracciamento legislativo (legislative footprint) per facilitare il monitoraggio delle decisioni politiche, il rafforzamento delle norme sul conflitto di interessi e la loro applicazione, la garanzia di un livello di trasparenza che consenta un controllo efficace.
“I settori della difesa e della sicurezza sono un terreno fertile per influenze illecite”, afferma Natalie Hogg. “Con budget enormi e stretti legami politici, accompagnati da alti livelli di segretezza e complessità, questi settori sono particolarmente vulnerabili. Nonostante gli evidenti fattori di rischio, i sistemi e le normative di controllo tendono ad essere tristemente inadeguati“.
In Italia, mancherebbe dunque una strategia complessiva nel settore della difesa: la tendenza sarebbe quella di definire azioni ad hoc piuttosto che sistemiche.Una delle principali debolezze riguarda inoltre la mancanza di una pianificazione finanziaria a lungo termine per i programmi di difesa e, di conseguenza, la supervisione dei processi di definizione di bilancio e di approvvigionamento.
La nostra Coalizione con Transparency International e Osservatorio Mil€x chiede al Governo italiano di:
- definire un processo per pubblicazione e revisione di una strategia di difesa nazionale in maniera regolare, chiara, completa e che preveda la partecipazione di tutti i soggetti interessati, compresa la società civile;
- introdurre una nuova legge per regolamentare il lobbying e implementare un registro pubblico obbligatorio dei portatori di interesse, con definizioni chiare e un’agenda pubblica degli incontri tra lobbisti e istituzioni, per consentire un controllo più efficace;
- ampliare l’ambito di applicazione delle norme che disciplinano il cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli” per prevenire i conflitti di interesse e ridurre le possibilità di influenze illecite;
- aumentare la trasparenza del processo di gestione delle licenze sulle esportazioni per consentire un monitoraggio più completo e significativo.