Una legge-bavaglio per la Spagna: il no alla Ley Mordaza
“Ley Mordaza” ovvero “legge bavaglio”, così è stato ridefinito il disegno di legge approvato dalla Camera spagnola con 181 voti contro i 141 dell’intera opposizione.
È una legge che limita le libertà civili, un passo indietro nel campo dei diritti umani a causa del quale, afferma Patricia Goicoechea, vice-direttore di Rights International Spain, “la società spagnola non sarebbe in grado di esercitare libertà fondamentali per il normale funzionamento della democrazia”.
Il progetto di legge sulla Sicurezza Pubblica prevede, tra le varie limitazioni, quella della libertà di assemblea (o diritto a manifestare). Sono state previste multe fino a 30,000 euro per proteste pacifiche, come le manifestazioni davanti al Parlamento. Inoltre, per esercitare il diritto di riunirsi pacificamente sarà necessaria un’autorizzazione formale.
Queste sanzioni sono previste anche per “uso non autorizzato di immagini o dati personali o professionali delle autorità o delle forze di polizia” o per “diffamazione o mancanza di rispetto per gli agenti di polizia” o anche per “l’arrampicata sui monumenti” anche quando le sopracitate trasgressioni non costituiscono un pericolo per persone o proprietà. A tal proposito Patricia Goicoechea osserva: “sembra che il governo stia cercando di impedire con ogni mezzo che queste immagini vengano utilizzate come prova nei procedimenti giudiziari contro gli agenti per abusi e maltrattamenti durante le manifestazioni”.
Un campione dei diritti civili come Aryeh Neier, presidente emerito di Open Society Foundations e già direttore di ACLU, ha aggiunto in un recente dibattito: “Quando la polizia usa violenza in una protesta disonora sé stessa”.
Sono limitazioni non di poco conto dal momento che anche l’ONU e il Consiglio d’Europa disapprovano la gestione della legge da parte del governo spagnolo: “Limiti eccessivi e sproporzionati al diritto di riunirsi pacificamente” e che ostacolerebbero “pluralismo, tolleranza e mentalità aperta necessari per una società democratica” – così si è espresso l’inviato speciale dell’ONU.
Il disegno di legge inoltre non manca di andare a ledere la tutela del principio di non-discriminazione, poiché non prevede garanzie contro il profiling etnico, ovvero tutte quelle azioni messe in atto dalle forze dell’ordine sulla base di preconcetti etnico – razziali, piuttosto che sull’effettiva condotta di un individuo che porterebbe all’identificazione di questo come soggetto coinvolto in attività criminali.
Alle preoccupazioni del RIS, la presidente Goicoechea aggiunge: “Queste pratiche sono discriminatorie e stigmatizzano e criminalizzano un settore della società spagnola soltanto per via delle sue caratteristiche fisiche”.
È importante dunque schierarsi con un forte NO all’approvazione di questa legge da parte del Senato: un NO accanto a quello di tutti i cittadini spagnoli e a difesa dei loro diritti e della libertà di tutti.
Rights International Spain è un’organizzazione che si occupa di diritti umani e libertà civili in Spagna. Così come la CILD, fa parte del network europeo Liberties.