8 agosto: EMFA in vigore, Rai (tecnicamente) illegale, la riforma peggiora
Da pochi giorni è entrato in vigore lo European Media Freedom Act: da quel giorno, la Rai e le altre TV pubbliche devono rispettare vincoli di indipendenza e trasparenza. Il rischio sono le procedure di infrazione. Il governo Meloni ha presentato in fretta e furia una proposta, che paradossalmente potrebbe peggiorare le cose.
“La Rai non è di chi governa”.
Quante volte lo abbiamo sentito dire?
Dall’8 agosto 2025 questa frase non è solo una critica politica o un tweet per rivendicare l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo dall’esecutivo di turno. Non rispettarla è una violazione giuridica.
Da pochi giorni è entrato infatti in vigore il Regolamento europeo 2024/1083, meglio noto come European Media Freedom Act (EMFA). Un testo storico, che per la prima volta pone limiti chiari all’interferenza degli Stati nei confronti dei media. Tra i tanti articoli, ce n’è uno che potrebbe riscrivere l’assetto dell’informazione pubblica in Italia: l’articolo 5.
L’indipendenza del servizio pubblico non è più un’opinione.
L’articolo 5 dell’EMFA stabilisce che ogni emittente pubblica dei paesi membri debba rispondere a criteri minimi di indipendenza e trasparenza. Niente più nomine pilotate. Niente più finanziamenti instabili. Niente più incertezze sul mandato editoriale.
Per essere in regola con l’UE, i media di servizio pubblico devono:
- avere vertici nominati tramite procedure trasparenti e motivate;
- disporre di fondi stabili e pluriennali, indipendenti dalle pressioni politiche;
- garantire pluralismo e indipendenza editoriale, in particolare per l’informazione politica.
Una riforma? No. Una legge.
L’EMFA è un regolamento europeo: vale direttamente in tutti gli Stati membri. E vale dall’8 agosto.
Cosa cambia con l’EMFA
Il nuovo regolamento apre la strada a controlli, ricorsi e infrazioni.
Cittadini, associazioni e professionisti del settore possono ora segnalare violazioni alla Commissione europea. Se lo Stato non interviene, si può arrivare fino a una procedura d’infrazione.
Ma l’articolo 5 è anche uno strumento di pressione democratica.
Un’arma legale per chiedere una Rai indipendente, davvero al servizio dell’interesse generale.
E l’Italia?
La domanda è inevitabile: la Rai è compatibile con l’EMFA?
La risposta è no.
La governance della TV pubblica italiana resta legata agli equilibri politici.
La nomina dei vertici dipende dai governi. Il pluralismo informativo è troppo spesso sacrificato.
Il finanziamento non è stabile né autonomo: il canone viene usato come leva politica e il taglio dello stesso, deciso dal governo Meloni con la legge di bilancio 2024 (approvata sul finire del 2023), sostituito da uno «stanziamento straordinario» governativo, incide ancor di più sull’indipendenza dell’azienda.
Dall’8 agosto tutto questo non è solo un limite democratico: è una violazione del diritto dell’Unione Europea.
Per questo il governo, in fretta e furia, ha provato a correre ai ripari ma, nel farlo, ha ulteriormente peggiorato le cose.
Come spiegato bene dall’Usigrai (il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico), la proposta attualmente sul banco prevede che 6 dei 7 consiglieri di amministrazione siano nominati dal Parlamento con maggioranza semplice, mentre amministratore delegato e presidente vengano eletti dal Cda. Questo significa che la maggioranza uscita vincente dalle elezioni di fatto può estendere i propri pieni poteri al servizio pubblico radiotelevisivo con la nomina diretta dell’ampia maggioranza del Consiglio di amministrazione e, indiretta, di amministratore delegato e presidente. «L’Europa parla di indipendenza dalle forze politiche, l’Italia decide che bastano i voti dei partiti di maggioranza per prendersi la Rai» è il commento di Usigrai.
A questa valutazione si è aggiunta anche la voce di Roberto Natale, Consigliere di amministrazione Rai, che ha definito “vitale per il servizio pubblico” l’arrivo al più presto di una legge di attuazione del EMFA. “Non solo – ha spiegato in una nota – per avere l’indispensabile autonomia dei vertici dal governo di turno, in assenza della quale la Rai paga da anni un pesantissimo prezzo di legittimazione nell’opinione pubblica, ma anche perché l’EMFA impone di garantire ‘risorse finanziarie adeguate, sostenibili e prevedibili… tali da salvaguardare l’indipendenza editoriale’”.
Una legge per la democrazia
L’EMFA nasce da un’urgenza reale: la libertà di stampa è sotto attacco in tutta Europa. In alcuni Paesi – Ungheria, Polonia, Grecia – i media pubblici sono diventati strumenti di propaganda. Ma anche in Italia la situazione è fragile.
E oggi, non c’è più spazio per ambiguità.
Chi si occupa di media, diritti, advocacy e public affairs ha una responsabilità concreta: vigilare sull’indipendenza dei media pubblici e fare pressione affinché l’Italia adegui il suo servizio pubblico agli standard stabiliti dallo European Media Freedom Act.
La legge è chiara.
O il servizio pubblico è indipendente. O non è più legittimo.