Ti presento la CILD: Società della Ragione
L’Associazione Società della Ragione nasce nel 2008 come reazione della “ragione” all’ideologica campagna proibizionista che lanciò il governo nel 2005 e che portò, all’inizio dell’anno successivo, all’approvazione della legge Fini-Giovanardi. Fu un tentativo di riscatto della Ragione al volgere di un folle ventennio securitario, un momento pieno di irragionevolezza e miopia politica e culturale.
Qual è la missione di Società della Ragione?
L’associazione è nata con lo scopo della promozione di un movimento di cittadini e cittadine capaci di costruire senso comune e di fare opinione in direzione di una società non autoritaria e solidale. Per fare questo collabora a studi e ricerche e lavora per la sensibilizzazione culturale sul tema del diritto penale minimo e mite, della giustizia, dei diritti e delle pene. In particolare ha lavorato in questi anni con iniziative di analisi e di informazione sulla condizione del carcere con l’obiettivo di garantire il reinserimento sociale del condannato. In particolare ha quindi lavorato sulla realtà delle istituzioni totali, compresi gli ospedali psichiatrici giudiziari sui quali è stata molto impegnata nell’ultimo periodo.
Quali sono le attività dell’associazione?
Oltre all’attività di sensibilizzazione culturale e politica, ha pubblicato numerosi saggi in collaborazione con Ediesse su ergastolo, pena, edilizia carceraria e altri temi legati alla giustizia e al carcere. Ha co-promosso la campagna di raccolta firme per le “3 leggi sulla giustizia ed il carcere”, e più recentemente la proposta di legge “Legalizziamo!” per la regolamentazione legale della cannabis. In questi giorni abbiamo anche aderito alla raccolta firme sulla proposta di abolizione della Bossi-Fini “#Erostraniero“. Sul fronte parlamentare un gruppo di lavoro ha predisposto due disegni di legge, uno di riforma del Testo Unico sulle Droghe, ed uno per la regolamentazione della cannabis che sono stati depositati alla Camera (Fossati e Nicchi) e al Senato (lo Giudice). Abbiamo seguito lo sviluppo internazionale sulle politiche sulle droghe, organizzando convegni ed iniziative politiche. Nel frattempo abbiamo lavorato incessantemente per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), anche portando in giro per l’Italia – con ottimi risconti – la mostra di disegni di Roberto Sambonet sulla follia, per sottolineare come la sfida non debba essere solo giuridica o parlamentare, ma anche culturale.
Cosa vi motiva nel lavoro?
I piccoli e grandi successi, che ci danno consapevolezza di poter cambiare le cose. L’idea dell’eccezione di costituzionalità che ha portato alla cancellazione dei punti più beceri della legge Fini-Giovanardi è nata durante un seminario internazionale sulle politiche sulle droghe promosso da SDR a Siracusa. Anche il favore che ha accolto il piccolo tour per l’Italia della mostra di Sambonet, con i disegni realizzati durante la visita – tra il 1951 e il 1952 – al gigantesco manicomio di Juqueri, a cinquanta chilometri da San Paolo in Brasile ci ha aiutato a capire che si era sulla buona strada rispetto ad una battaglia storica come quella della chiusura degli OPG.
Quali difficoltà e sfide incontrate quotidianamente?
Il principale problema, immagino comune a tante associazioni, sono le risorse sia economiche che umane. I problemi che intendiamo affrontare sono di grande portata e purtroppo non sempre abbiamo la possibilità di incidere realmente con le nostre sole risorse. Ma a partire dalla Fini-Giovanardi a finire agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, abbiamo visto come la capacità di fare rete, anche attraverso CILD, sia di fondamentale importanza per ottenere successi. Certo, lo dimostra l’emendamento che rischia di far rivivere gli OPG sotto altra forma a poche settimane dalla loro chiusura definitiva, contro il quale è mobilitato StopOPG proprio in questi giorni, rende evidente a tutti che anche battaglie di civiltà durate decenni di sforzi, ancorché vinte, possano essere messe a rischio in pochi minuti. Ma abbiamo la forza delle idee e della Ragione dalla nostra parte.